Il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), Giovanni Russo, ha sollevato preoccupazioni riguardo alla salute dei detenuti, descrivendo la situazione come “drammatica” sotto il profilo sanitario. Durante una riflessione con TrendSanità, Russo ha evidenziato che, nonostante il sovraffollamento e i diritti dei detenuti siano tematiche su cui il DAP sta lavorando quotidianamente, la questione sanitaria rimane una delle più gravi.
“La salute è un aspetto fondamentale. Quando parlo direttamente con i detenuti, non emergono prima il sovraffollamento o le problematiche relative ai diritti, ma una condizione sanitaria che lascia molto a desiderare. Sebbene la sanità penitenziaria sia gestita dalle ASL, il Dipartimento avverte come una propria manchevolezza l’incapacità di garantire ai detenuti un’assistenza sanitaria equivalente a quella dei cittadini liberi”, ha dichiarato Russo.
Le difficoltà nell’assistenza sanitaria e la mancanza di personale
Uno dei problemi principali riguarda la diagnostica. Molti esami di base, non particolarmente specialistici, non vengono eseguiti perché richiedono il trasferimento dei detenuti in ospedale, ma spesso questi trasferimenti non avvengono a causa della carenza di personale. Questo impedisce ai detenuti di sottoporsi a controlli preventivi necessari, creando frustrazione e disagi che potrebbero sfociare in patologie più gravi.
Russo ha anche sottolineato che la composizione multietnica della popolazione carceraria rende necessario un approccio personalizzato. “Circa un terzo della popolazione carceraria non appartiene alla nostra comunità originaria, portando con sé patologie e risposte alle terapie molto diverse dalle nostre. Questo richiede un trattamento preventivo e curativo individualizzato”, ha spiegato.
Investimenti in tecnologia: la telemedicina come risposta
Per fronteggiare queste problematiche, il DAP ha avviato investimenti in nuove tecnologie, come la telemedicina. Già in oltre 45 istituti penitenziari, la telemedicina è attiva con risultati soddisfacenti. Questa innovazione ha permesso di risolvere parzialmente i problemi legati ai trasferimenti dei detenuti e ha migliorato l’efficienza dei trattamenti sanitari.
L’intelligenza artificiale come strumento di prevenzione
Un altro passo importante verso il miglioramento delle condizioni sanitarie e della sicurezza in carcere è l’uso dell’intelligenza artificiale (AI). “La vera svolta arriverà grazie all’intelligenza artificiale. Stiamo lavorando con l’AGID per implementare sistemi di allerta che ci permettano di rilevare segnali di disagio nei detenuti, prevenendo tragici eventi come i suicidi. L’intelligenza artificiale non sarà un ‘Grande Fratello’, ma uno strumento specifico per monitorare le necessità individuali”, ha concluso Russo.
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