28 Dicembre 2021

Bambini e uso consapevole del digitale

Consigli e normative per un uso sicuro di internet da parte dei minori

Oggigiorno, gli algoritmi di intelligenza artificiale e machine learning raccomandano con efficienza i contenuti da visionare. Infatti, tutte le piattaforme di streaming suggeriscono video accattivanti e coerenti con i gusti di ogni profilo. Così, creerà un cliente fedele e incline al binge watching. In particolare, cosa cambia per la famiglia e la tutela dei bambini in questa trasformazione digitale?

Contenuti multimediali incontrollabili e irrinunciabili per i bambini: quali tutele adottare?

Sempre più velocisemplici e iper-colorati: queste le caratteristiche dei video che maggiormente circolano in rete. E, specialmente dalla pandemia in poi, compagni inseparabili per i minori di tutto il mondo. Effettivamente, tali contenuti sono studiati appositamente per tenere i bambini incollati agli schermi per ore. Come? Specialmente grazie alle tecniche di design di professionisti e algoritmi analoghi a quelli utilizzati per i social media.

A tal proposito, interviene Carla GarlattiAutorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, e i professori universitari:

  • Giuseppe Riva (ordinario di Psicologia generale, Università Cattolica del Sacro Cuore);
  • Ernesto Caffo (fondatore del Telefono Azzurro, ordinario di psichiatria infantile e dell’adolescenza dell’Università di Modena e Reggio-Emilia. Dal 2018, membro della Commissione pontificia per la protezione dei minori).

Come fare usare consapevolmente ai bambini i dispositivi digitali nella riproduzione dei video

Oltre a ciò che si anticipava, si noti che in quasi ogni video in rete imperversa la pubblicità: un ossessivo invito all’acquisto da parte di un advertising sempre più mirato sui profili dei minori. Ora, vediamo assieme alcuni consigli degli esperti.

Innanzitutto, Giuseppe Riva consiglia ai genitori di spegnere il meccanismo automatico di suggerimento dei video di YouTube. Effettivamente, se si lascia un figlio da solo per qualche minuto, il meccanismo di suggerimento dei video continua a proporre video in maniera compulsiva. Inoltre, l’algoritmo è estremamente efficace e si corre il rischio che il bambino non si stacchi più dallo schermo.

Poi, Riva specifica che un bambino prova un’attrazione innata per il movimento e i colori di questi video così coinvolgenti. Dunque, per evitare che il bambino si rattristi e inizi magari a piangere, sarebbe utile impostare un tempo per la visione. Egli ritiene ideale sarebbe strutturare il tempo di visione, per esempio dopo aver svolto i compiti, o nel tardo pomeriggio, in modo che il bambino possa dedicarsi ad altre attività.

Unire alla visione multimediale anche la noia e il gioco libero

A questo punto, Riva fa notare un dettaglio particolarmente rilevante, in paragone con le generazioni di bambini precedenti:

“In realtà ciò che sta succedendo è che le generazioni precedenti sono cresciute vedendo i cartoni animati, con una struttura narrativa e che cercavano di trasmettere una morale. Quello che oggi accade è che i video da cui i bambini sono attratti sono molto più semplici, ma velocissimi e coloratissimi. Il cartone animato richiede una valutazione cognitiva: i bambini guardano lo stesso cartone decine di volte perché, per capirlo bene, devono rivederlo”.

Ora, i video che oggi vanno di moda hanno il vantaggio di presentare sempre un elemento di sorpresa. Tuttavia, sono molto più semplici proprio sotto il profilo della valutazione cognitiva, della comprensione. Dunque, sono video che non vanno visti e rivisti per capirli, ma sono un consumo facile.

Quindi, il consiglio è proporre ai bambini di vedere oltre ai video degli YouTuber anche cartoni e film con una narrativa più strutturata. Così, si abitueranno a una narrazione complessa, anche da condividere socialmente. Comunque, la visione dei video non dovrebbe essere solitaria, ma diventare un’attività sociale: visione con altri bambini, con un genitore, con i nonni, in modo tale da costruire insieme un senso.

Infine, Riva esorta a non utilizzare il video come tappabuchi per i figli. Infatti, i bambini devono imparare il senso dell’assenza. Si tratta di bambini sempre coinvolti, sempre attivati, sempre impegnatissimi, che non conoscono più la noia. Invece, dovrebbero avere il tempo anche per annoiarsi e riscoprire il gioco libero, non solo tecnologico.

Carla Garlatti: le normative in merito a bambini r uso consapevole del digitale

Ora, interviene anche Carla GarlattiAutorità garante per l’infanzia e l’adolescenza. Afferma che la visione di video da parte dei bambini è opportunità di intrattenimento, usualmente in assenza di vigilanza dei genitori. Fa notare che in Italia sono soltanto due milioni gli under 14 dotati di un account Google, quindi anche di YouTube, nel quale siano state attivate funzioni di controllo parentale.

la Garante italiana continua:

“Da una parte, la visione di contenuti online realizza il diritto di bambini e ragazzi di cercare e ricevere idee e informazioni a prescindere dalle frontiere, sancito dall’articolo 13 della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Dall’altra, però, si pone il problema dei rischi a cui si espongono i minorenni nell’esercitare questo diritto. La Convenzione, a tal proposito, all’articolo 17 richiede che lo Stato incoraggi la divulgazione da parte dei media di materiali che abbiano utilità sociale e culturale e, nel contempo, favorisca l’elaborazione di principi direttivi per proteggere i fanciulli da informazioni e materiali che possano nuocere al loro benessere”.

A tal proposito, afferma che advertising e marketing digitale sono importanti oggi nella dieta mediale dei minori. Tanto che lo scorso 2 marzo il Comitato Onu sui diritti dell’infanzia interveniva con una serie di raccomandazioni agli stati per prevenire il rischio di violazioni o abusi nei confronti dei loro diritti.

Direttiva dell’Unione Europea per tutelare i minori da programmi, video pericolosi

Dunque, Garlatti specifica che:

  • Da un lato, si rinnova l’invito ai genitori a non lasciar da soli i piccoli davanti agli schermi e in ogni caso ad attivare sistemi di parental control;
  • Dall’altro, i gestori delle piattaforme non possono ritenersi esenti da responsabilità magari perché ‘si limitano a diffondere’ contenuti prodotti da altri.

A tal proposito, è stato approvato il 4 novembre scorso un decreto legislativo sul quale l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza esprimeva il proprio parere. Con la normativa si dà attuazione alla direttiva (UE) 2018/1808 per mezzo della quale l’Unione europea intende tutelare i minori da programmi, video generati dagli utenti e comunicazioni commerciali audiovisive che possano nuocere al loro sviluppo fisico, mentale o morale.

Ecco come funziona la normativa per tutelare in minori in questo campo:

“Il decreto attuativo italiano detta una disciplina generale e prevede che l’Agcom, sentita l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, definisca una disciplina di dettaglio servendosi di procedure di co-regolamentazione insieme ai provider. L’Autorità garante per l’infanzia sarà poi sentita in occasione della definizione da parte di Agcom di linee guida che disciplineranno i codici di condotta dei fornitori. Codici che, tra l’altro, dovranno contenere misure per ridurre l’esposizione dei minori di 12 anni a pubblicità video relative a prodotti alimentari, la cui assunzione eccessiva non è raccomandata. Infine, sono previsti dal decreto – che entrerà in vigore dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale – programmi per i genitori e campagne scolastiche sull’uso corretto e consapevole del mezzo televisivo, che saranno realizzati dal Ministero dello Sviluppo economico d’intesa con il Ministero dell’istruzione, la Presidenza del Consiglio dei Ministri e l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza”.

Ernesto Caffo: usare il digitale in maniera matura e competente per la tutela dei bambini

Infine, Ernesto Caffo afferma che negli anni si osserva che di fronte al digitale genitori e insegnanti si trovano in enorme difficoltà e lo usano in maniera immatura e incompetente. Invece, bambini e adolescenti usano il digitale con maggiore capacità e competenza degli adulti, probabilmente perché il digitale nasce con la loro cultura.

 “Analogamente, per il bambino il digitale è uno strumento di facile accesso: il bambino usa il touch dello smartphone dei genitori e toccando lo schermo scopre che di colpo si apre un mondo, un universo di voci, immagini, colori e suoni, tutto questo innesca la sua curiosità e da qui nascono nuove competenze: basta premere un tasto per accedere a nuove immagini, video ed altre opportunità, tutto ciò che il mondo delle aziende ha sviluppato per aprire nuovi mercati”.

A tal proposito, il divieto totale non è la soluzione, servono piuttosto nuove normative di tutela. Ad esempio, un primo problema da risolvere riguarda la verifica dell’età. Infatti, oggigiorno tutti i siti sono accessibili a qualunque età. Dunque, le normative ci sono, ma vengono aggirate.

Dunque, Caffo suggerisce che si debbano costruire nuovi paradigmi, culturali e sociali.

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