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Avvocato in prestito alle aziende: ecco il secondment

Gli studi legali possono prestare temporaneamente i propri avvocati alle aziende che ne hanno bisogno. Questa pratica ha un nome, secondment, e all’estero (soprattutto nel Regno Unito), è talmente frequente da aver spinto diversi studi legali a creare unità ad hoc.

In Italia è ancora agli albori e solleva pareri contrastanti tra coloro che la ritengono portatrice di grandi opportunità e coloro che invece vi riconoscono dei rischi.

Per spiegarvi di cosa si tratta, faremo riferimento ai dati raccolti dall’indagine di inhousecommunity.it per MAG, rivista dedicata al mondo legale e imprenditoriale.

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COME FUNZIONA IL SECONDMENT

Una grande azienda può trovarsi ad affrontare un caso che richiede una specializzazione particolare o può dover far fronte a picchi di attività che non possono essere smaltiti completamente dal pool legale interno. 

In questi casi, poter contare su un avvocato in prestito è un ottima soluzione: l’azienda può massimizzare il rapporto tra investimento e ritorni, servendosi delle competenze di una risorsa in più per il solo tempo necessario.

In Italia, i periodi di secondment non superano mai i 12 mesi e quasi in 1 caso su 4 non superano i 6 mesi. (A)

A far uso del secondment sono soprattutto gli istituti bancari e finanziari (32%), le aziende energetiche (17%) e quelle di moda e design (12%). (B)

Bisogna precisare una cosa.
Gli studi coinvolti nell’indagine sono di grandi dimensioni e contano in media più di 100 avvocati ma, mediamente, contano solo 5 risorse interne coinvolte in progetti di secondment.
In più, solo il 15% degli studi dichiara di avere un’unità interna dedicata a questa pratica e il 9% si sta organizzando per crearne una. (C)

Come vedete, nel nostro paese la pratica è davvero ancora marginale, ma ciò che ci interessa sottolineare è che il 69% degli intervistati ha segnalato una crescente domanda del servizio da parte delle aziende. (D)

PROFILO DELL’AVVOCATO IN PRESTITO

L’avvocato in prestito italiano è generalmente un professionista con un livello di seniority medio. Più raramente è un senior associate o un praticante. Chi ha più esperienza non viene mai coinvolto in questi progetti. (E)

L’avvocato in prestito si occupa soprattutto di Banking & Finance (il 32%) o fusioni e acquisizioni (29%).

La remunerazione dei servizi dell’avvocato in prestito viene generalmente definita tra lo studio e l’azienda cliente (74%). Un’alternativa è inglobare la remunerazione all’interno di contratti di consulenza forfettari.

Tre volte su cinque è lo stesso studio a pagare l’avvocato in prestito, molte volte è il cliente (31%) e più raramente la quota è divisa fra studio e azienda cliente.

PERCHÈ IL SECONDMENT È UNA RISORSA

Il 69% degli intervistati ritiene che il secondment sia una pratica vantaggiosa per gli studi legali per i seguenti motivi:
– permette di acquisire informazioni sul cliente e sulle dinamiche aziendali utili a personalizzare le consulenze e i servizi da offrire;
– rappresenta un’occasione di formazione per i professionisti che acquisiscono così nuove competenze (soprattutto pratiche) da portare nel bagaglio dello studio;
– aiuta a fidelizzare il cliente.
(F)

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QUALI SONO I RISCHI

Il 31% dei partecipanti ritiene invece che il secondment comporti più svantaggi che altro.

Per prima cosa, l’investimento di tempo e risorse rischia di non tradursi in un ritorno proporzionato. Poi, c’è sempre il rischio che, col tempo, l’avvocato in prestito venga assorbito dall’azienda.

L’indagine ha infatti evidenziato che, alla fine dei secondment, quasi due avvocati su cinque (il 37%) vengono assunti dal cliente

[Fonte dati e informazioni: inhousecommunity.it ]

 

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