La scorsa settimana, a Parigi, si è tenuta l’assemblea generale dell’Oiad, ovvero l’Osservatorio internazionale degli avvocati in pericolo.
Dall’assemblea è emerso che nel biennio 2023/2024 è stato riscontrato un aumento del 60% rispetto al precedente biennio. In particolare, la situazione è preoccupante nel contenente asiatico e in Turchia.
Dichiara Francesco Caia, vicepresidente dell’Oiad: «L’assemblea annuale costituisce una straordinaria occasione di confronto tra tutti gli Ordini aderenti all’Osservatorio, quest’anno giunto al nono anno di attività. L’Oiad è ormai un punto di riferimento consolidato a livello internazionale per la sua capacità di documentare approfonditamente le violazioni dei diritti fondamentali. Il nostro obiettivo, infatti, è quello di accendere i riflettori sulle vicende dei colleghi cui viene impedito il libero esercizio della professione nel rispetto dei principi dello Stato di diritto e del giusto processo e che subiscono intimidazioni, aggressioni, arresti e condanne arbitrarie. Molti pagano con la vita il loro attaccamento alla toga. Una triste realtà, purtroppo, in molti Stati autoritari»
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Prosegue Caia: «Le nostre attività in giro per il mondo ci permettono di conoscere dove avvengono le violazioni più gravi, acquisendo informazioni attendibili e documentate. Il dato comune a tanti episodi che accadono in Paesi e contesti differenti è, spesso, quello della identificazione dell’avvocato con il cliente, soprattutto se quest’ultimo è un dissidente oppure un oppositore politico».
La stessa sorte «tocca agli avvocati che difendono i diritti di popolazioni indigene, vittime, ad esempio, di violenze e trasferimenti forzati per l’accaparramento di terreni. Accade nell’America Centrale e in Sud America, così come in Africa. Negli ultimi anni sono aumentati i casi di colleghi costretti a lasciare i loro Paesi di origine che sono stati aiutati dall’Osservatorio, che dà assistenza legale gratuita nelle procedure di asilo e fornisce aiuto, anche materiale, per una prima accoglienza. Abbiamo una interlocuzione costante con i principali organismi internazionali che si occupano di diritti umani e con l’Onu, attraverso gli uffici dei relatori speciali, tra i quali quello per l’indipendenza di giudici e avvocati. In alcuni casi siamo intervenuti con ricorsi “amicus curiae” nelle procedure innanzi le Corti regionali per la protezione dei diritti dell’uomo, come la Corte interamericana dei diritti umani».
Anche Vanessa Bousardo e Vincent Nioré dicono la loro: «Quest’anno l’aumento delle richieste di aiuto d’emergenza da parte di avvocati in pericolo sottolinea l’impatto visibile delle nostre azioni. L’Osservatorio internazionale ha sostenuto avvocati in ogni angolo del mondo, dal Ruanda all’Iran, dalla Turchia alla Bielorussia, e ha lanciato una cinquantina di allarmi per mobilitare sia le autorità che la comunità internazionale a proteggere gli avvocati minacciati in Asia, Europa, Africa e America. La nostra partecipazione alla Giornata internazionale dell’avvocato in pericolo, quest’anno dedicata all’Iran, è stata un successo clamoroso. La mobilitazione senza precedenti degli Ordini degli avvocati in Italia, Regno Unito, Spagna, Francia e Stati Uniti ha contribuito ad aumentare la consapevolezza e l’impegno nei confronti dei valori sostenuti dal nostro Osservatorio in tutto il mondo».
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