Una proposta di legge di FdI mira ad ampliare le situazioni in cui ai difensori degli imputati potrà essere concesso il legittimo impedimento, il diritto a rinviare l’udienza a causa di assoluta impossibilità a partecipare a questa.
L’istituto è diventato celebre grazie agli storici avvocati di Silvio Berlusconi; ora, i deputati Pietro Pittalis, Tommaso Calderone e Annalisa Patriarca ripropongono la legge, al fine di garantire «diritto alla fuga dal processo».
Basterà che il legale presenti un certificato medico di qualsiasi tipo oppure dimostri di avere impegni professionali contemporanei all’udienza. Secondo Giuseppe Santalucia, presidente Anm, una rivoluzione del genere avrebbe degli effetti «intollerabili sul sistema processuale».
Al fine di evitare abusi, la legge lascia molta discrezionalità al giudice. Secondo l’articolo 420-ter c.p.p. non si definisce che cosa sia «assoluta impossibilità di comparire», tranne in un comma che garantisce il rinvio delle udienze alle avvocate nei due mesi precedenti e nei tre mesi successivi al parto.
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La Cassazione ha da sempre interpretato la norma in modo restrittivo: una malattia, infatti, «deve essere tale da incidere sulla capacità di intendere e volere, impedendogli per tutta la sua durata qualsiasi attività».
In sostanza, non basta farsi certificare un raffreddore da un medico amico, ma la proposta di FdI potrebbe cambiare tutto. Leggiamo: «Si ritiene legittimamente impedito a comparire il difensore che tempestivamente abbia comunicato una qualsiasi malattia o infortunio, attestati da certificati di medici di assistenza primaria o di medicina generale».
A prescindere dal caso, costituiranno sempre legittimo impedimento «la malattia o l’infortunio della prole di età inferiore ai tre anni, attestati da struttura pubblica o accreditata, o la necessità di prestare assistenza a familiari di condizione di handicap grave».
L’impedimento sarà garantito anche dalla «concomitanza con altri impegni professionali idoneamente documentata». La norma non specifica il tipo di impegni, dunque, sembrerebbe che tutti gli impegni siano validi.
Per la Cassazione, comunque, al fine di ottenere il rinvio l’avvocato dovrà indicare «specificamente le ragioni che rendono essenziale l’espletamento della sua funzione nel diverso processo, rappresenti l’assenza in detto procedimento di altro codifensore che possa validamente difendere l’imputato e l’impossibilità di avvalersi di un sostituto».
I deputati, nella relazione scrivono come le norme ipotizzate siano state «fortemente sollecitate dall’avvocatura», soprattutto dopo il negato rinvio dell’udienza di una penalista romana che aveva un day hospital del figlio.
Spiega Pittalis, il vicepresidente della Commissione Giustizia della Camera: «A noi interessa creare un sistema di regole per consentire agli avvocati di usufruire delle stesse garanzie dei magistrati». La proposta, anticipa Pittalis, se non troverà un’intesa sulla calendarizzazione, verrà trasformata in un emendamento al ddl giustizia penale presentato dal Guardasigilli Carlo Nordio.
La prospettiva, comunque, preoccupa molto la magistratura: «Nei termini in cui è presentata, la proposta è di una tale ampiezza e genericità da rischiare di causare situazioni sistematicamente intollerabili».
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