L’avvocatura italiana continua a perdere numeri. Secondo il nuovo rapporto Cassa Forense-Censis, presentato ieri a Roma, il numero dei professionisti è sceso a 283.260 unità, registrando un calo dell’1,6% rispetto all’anno precedente. La riduzione delle iscrizioni alla Cassa e il progressivo invecchiamento della categoria dipingono un quadro preoccupante: il 49% degli avvocati ha oltre 49 anni, e nella fascia 55-64 anni la maggioranza è ormai maschile, con il 50,6% del totale.
A pesare sulla professione sono i bassi guadagni e le difficoltà di conciliazione tra vita lavorativa e familiare, soprattutto per le donne. Molti avvocati valutano di abbandonare la carriera per mancanza di prospettive economiche: il reddito medio degli uomini si attesta sui 62.456 euro, mentre quello delle donne è fermo a 31.116 euro, con un divario territoriale netto tra le regioni più ricche e quelle in maggiore difficoltà.
Un altro dato significativo è l’aumento delle pensioni: tra il 2019 e il 2024, gli avvocati pensionati sono cresciuti di quasi 5.000 unità, mentre gli iscritti attivi sono calati di circa 15.000. L’avvocatura italiana, insomma, sta vivendo un lento ma costante declino.
Nel frattempo, il Consiglio Nazionale Forense (CNF) ha annunciato che il testo di riforma dell’ordinamento professionale è stato completato e dovrebbe approdare in Parlamento entro i prossimi 15 giorni. «Stiamo esaminando le ultime osservazioni – ha dichiarato il presidente del CNF, Francesco Greco – con l’obiettivo di offrire alla politica una riforma attesa da anni».
Tra le proposte in discussione c’è anche la richiesta di una maggiore equità nell’assegnazione degli incarichi legali da parte della pubblica amministrazione, con una direttiva che garantisca pari opportunità tra uomini e donne. Tuttavia, secondo Greco, le avvocate continuano a essere penalizzate: «Si occupano di tutte le branche del diritto, ma è ancora il settore familiare quello in cui la loro presenza è più forte, con un impatto inevitabilmente inferiore sui redditi».
L’avvocatura si trova dunque a un bivio: tra riforme attese e un mercato in contrazione, il futuro della professione resta incerto.
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