Dal prossimo ottobre entreranno in vigore nuove regole per gli autovelox che potrebbero rivoluzionare il sistema dei controlli di velocità sulle strade italiane. Il Decreto Infrastrutture (legge n. 105/2025) introduce infatti l’obbligo, per Comuni, Province e Regioni, di censire e comunicare al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) tutti i dispositivi di rilevamento presenti sul proprio territorio.
Un adempimento inderogabile
L’obbligo riguarda non solo la localizzazione e i dati tecnici di ogni autovelox, ma anche le informazioni relative alla conformità, al modello e all’omologazione. La mancata registrazione entro la scadenza – fissata per le ultime settimane di ottobre – comporterà l’invalidazione automatica dei dispositivi non censiti, con l’effetto di rendere impugnabili tutte le multe elevate attraverso il loro utilizzo.
Il MIT, che ha tempo fino al 19 agosto per pubblicare il decreto attuativo, metterà a disposizione delle amministrazioni un modello digitale standardizzato per trasmettere le informazioni. Da quel momento scatteranno 60 giorni per completare la procedura.
Una questione annosa: omologazione e approvazione non sono la stessa cosa
Il nuovo obbligo si inserisce in un contesto già complesso. Negli ultimi anni, infatti, la Corte di Cassazione (con l’ordinanza n. 10505/2024) ha dichiarato illegittimi numerosi autovelox per difetto di omologazione, chiarendo che la semplice approvazione ministeriale non può essere considerata equivalente.
Il Decreto Infrastrutture, tuttavia, continua a trattare le due procedure come intercambiabili, un’imprecisione che rischia di alimentare ulteriori contenziosi. Gli automobilisti avranno quindi due possibilità di ricorso: contestare l’assenza di registrazione al censimento nazionale oppure verificare l’effettiva omologazione dichiarata dagli enti locali.
Più trasparenza, ma meno dispositivi attivi
Con l’introduzione del censimento, il MIT metterà a disposizione anche mappe consultabili dai cittadini con l’elenco aggiornato degli autovelox presenti sul territorio. Questo porterà maggiore trasparenza, ma potrebbe ridurre in maniera significativa il numero di dispositivi attivi e utilizzabili.
Secondo alcune stime, un’ampia quota degli autovelox oggi operativi non riuscirà a superare il vaglio del censimento. Da un lato, ciò rappresenta un vantaggio per gli automobilisti che rischiano meno multe; dall’altro, rischia di indebolire gli obiettivi di sicurezza stradale, proprio mentre l’Unione europea chiede agli Stati membri di intensificare i controlli.
Un probabile aumento dei ricorsi
Gli esperti di diritto stradale sono concordi: le nuove regole rischiano di innescare una nuova ondata di ricorsi. «Oltre alla mancata registrazione, molti dispositivi non sono realmente omologati – spiega un avvocato specializzato –. Sarà molto più semplice dimostrare l’irregolarità delle multe».
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