10 Settembre 2025 - DISPOSITIVI ELETTRONICI | L'indagine

Autovelox e Targa System, nuovi sequestri in Calabria: il nodo delle multe “da remoto”

Dai precedenti della statale 106 alle ultime indagini nel Catanzarese: senza omologazione i dispositivi possono solo supportare gli agenti e non sostituirli nell’accertamento

Torna sotto i riflettori il tema della legittimità dei dispositivi elettronici usati per rilevare infrazioni stradali. L’ultima vicenda arriva dalla costa ionica catanzarese, dove la Procura ha disposto il sequestro di alcuni apparecchi Targa System, sistemi di lettura automatica delle targhe in grado di segnalare mancanza di revisione o assicurazione.

Il problema, ancora una volta, sta nella normativa. Il Codice della strada prevede che, in assenza di omologazione o approvazione ministeriale, questi strumenti non possano essere utilizzati per contestare automaticamente infrazioni a distanza: possono fungere solo da supporto tecnico agli agenti presenti sul posto. Senza tale requisito, la contestazione differita è nulla.

I precedenti
Non è la prima volta che la giustizia interviene. Già nel 2008 la Polizia stradale di Crotone aveva sequestrato autovelox fissi installati in modo difforme lungo la statale 106 Jonica. Qualche anno più tardi, nell’Alto Jonio cosentino, due Comuni affidarono talmente tanto la gestione delle multe a un’azienda privata da arrivare a notificare infrazioni avvenute in territori di competenza altrui. Nel 2023, la Procura di Cosenza aveva fermato l’uso di rilevatori di velocità privi dei necessari requisiti.

Il nodo normativo
La stessa circolare del Ministero delle Infrastrutture del 3 luglio 2020 ha ribadito che apparecchi come il Targa System non possono sostituire l’accertamento diretto degli agenti, a meno che non vi siano motivi oggettivi che impediscono l’alt immediato. Anche il Viminale, in una nota del 2019, aveva chiarito che questi sistemi vanno considerati solo strumenti ausiliari.

Le ipotesi di reato
Secondo le prime indiscrezioni, nel Catanzarese i verbali sarebbero stati emessi come se le infrazioni fossero state accertate da remoto, rinunciando a fermare i trasgressori e talvolta senza le dovute verifiche nelle banche dati. Le ipotesi di reato su cui lavorano gli inquirenti sono falso in atto pubblico e omissione di atti d’ufficio. Parallelamente, sarebbero in corso approfondimenti anche sui bilanci comunali.

Un’inchiesta che riapre un dibattito mai sopito: fino a che punto i Comuni possono affidarsi a tecnologie non ancora omologate, e quali garanzie hanno i cittadini sulla legittimità delle sanzioni?


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