L’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) alza il tono dello scontro contro la riforma dell’ordinamento giudiziario voluta dal Governo. Alla vigilia dell’avvio del dibattito parlamentare, il Direttivo dell’ANM annuncia una mobilitazione senza precedenti: «Una o più giornate di sciopero e una manifestazione nazionale da tenersi dopo la prima approvazione della riforma». Il momento clou sarà, con ogni probabilità, l’inaugurazione dell’Anno Giudiziario a gennaio, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
La riforma, che punta alla separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici, è definita dall’ANM «uno strappo e non una nuova trama del tessuto costituzionale». Per il presidente Giuseppe Santalucia, la magistratura sarebbe sotto attacco: «Buona parte della stampa e dei media la ferisce con ogni genere di accuse, il tutto reso possibile dall’insofferenza che settori importanti della politica ostentano nei confronti della giurisdizione».
Oltre alla mobilitazione interna, l’ANM non esclude di rivolgersi alle istituzioni europee, con la possibilità di sollecitare procedure di infrazione contro l’Italia. L’obiettivo, spiegano, è “difendere le garanzie e i diritti dei cittadini”, che a loro avviso verrebbero compromessi dalla riforma.
La replica della politica: “Difendono le correnti”
Dal centrodestra la reazione non si è fatta attendere. Enrico Costa (FI) accusa l’ANM di voler proteggere il “vecchio sistema”: «Protestano per difendere le correnti che, fino a oggi, hanno deciso promozioni, incarichi e persino procedimenti disciplinari. Vogliono mantenere lo status quo, opponendosi a una riforma che fa perdere potere alle correnti e spinge sul merito».
Anche il senatore Maurizio Gasparri non usa mezzi termini: «Santalucia racconta fanfaluche con una retorica degna di miglior causa. È il solito tentativo di condizionare il Parlamento, ma questa volta non funzionerà».
Il Governo, per bocca della premier Giorgia Meloni, ha confermato che l’obiettivo della riforma resta quello di restituire credibilità alla giustizia, puntando su trasparenza e merito. «Non sarà una riforma contro la magistratura, ma per i cittadini», ha dichiarato Meloni.
Il braccio di ferro, tuttavia, è solo all’inizio. Da una parte, il Governo vuole segnare una svolta storica con la separazione delle carriere, dall’altra, la magistratura promette battaglia con tutte le armi a sua disposizione, incluse quelle internazionali. Il rischio, ormai consolidato, è che il confronto si trasformi nell’ennesimo scontro ideologico sulla giustizia italiana.
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