tribunale venezia

Aggressione in aula bunker a Mestre: ferito un membro della “Nuova Mala del Brenta”

Cos’è successo

Durante il processo contro la “Nuova Mala del Brenta” uno degli imputati, Loris Trabujo, è stato aggredito e sfregiato da un altro degli imputati, Paolo Pattarello. Pare che quest’ultimo abbia utilizzato un oggetto affilato, probabilmente una scheggia di vetro, per colpirlo al volto e al busto mentre urlava più volte “infame”.

Trabujo ha riportato delle ferite non gravi al collo, alla fronte e al torace, ed è stato immediatamente soccorso e riportato in carcere a Tolmezzo. La situazione si è risolta grazie all’intervento della polizia penitenziaria, che è riuscita a separare i due.

Entrambi appartengono all’ex Mala di Felice Maniero e fanno parte dei “mestrini”. La nuova banda, la cosiddetta “Mala del Tronchetto”, ha visto la partecipazione di alcuni veterani della Mala del Brenta, accusati di estorsioni, rapine e minacce aggravate da metodiche tipiche della mafia.

Pattarello e Trabujo si trovavano in aula bunker, dopo essere arrivati delle rispettive carceri. Trabujo è ritenuto uno degli eredi del potere che Maniero esercitava sulla gestione dei terminal turistici di Venezia.

Trabujo aveva richiesto di parlare con un pubblico ministero, chiedendo il rito abbreviato per usufruire di uno sconto di pena. Evidentemente il gesto non è piaciuto a Pattarello, tanto da causare l’aggressione durante l’udienza.

Come ha fatto un oggetto tagliente ad entrare in aula bunker?

È su tutte le furie Salvatore Laganà, presidente del tribunale di Venezia, messo al corrente dei fatti dalla gip, davanti alla quale si stava tenendo l’udienza preliminare. «Un fatto gravissimo, chiederò un rapporto alla direzione del carcere. Queste cose non devono accadere».

Secondo Laganà non era mai successa una cosa simile prima d’ora, nell’aula più protetta e sicura che ci sia, destinata, per l’appunto, ai processi più delicati. Il fatto solleva grossi interrogativi: come ha fatto un oggetto tagliente ad entrare nell’aula? Chi doveva effettuare i controlli?

«La responsabilità in questi casi è sempre della polizia penitenziaria, il nostro compito non è quello di perquisire i contenuti». Il contatto tra magistrati e detenuti, infatti, è vietato, proprio per garantire la sicurezza del processo.

Continua Laganà: «La gip mi ha aggiornato su quanto capitato, è sicuramente un fatto molto grave. Intendo chiedere con urgenza un rapporto al direttore del carcere per capire cosa sia successo. In un’aula giudiziaria queste cose non devono succedere».

È stato espresso stupore e preoccupazione anche da Federica Santinon, presidente dell’ordine degli avvocati di Venezia: «Quanto capitato in aula bunker è allarmante. Un episodio del genere non deve capitare sia che si trovi all’interno o all’esterno dell’aula di giustizia. La violenza va condannata senza se e senza ma, pertanto auspico che chi debba fare le sue verifiche proceda. Come Consiglio dell’Ordine degli avvocati veneziani non possiamo che chiedere che ci sia sicurezza in aula per tutti».

Un gesto premeditato

Sicuramente un gesto premeditato, a causa dell’interrogatorio in cui Trabujo ammette di aver fatto delle rapine, tirandosi fuori dal traffico di stupefacenti. Pochi giorni prima erano usciti i dettagli dell’interrogatorio del 2 settembre, dove Trabujo, insieme alla sua legale Stefania Pattarello, aveva rilasciato importanti informazioni sulla “Mala del Tronchetto”.

Durante l’indagine era emerso come Trabujo fosse attivo in tutti i settori del gruppo, compiendo numerose rapine ed estorsioni.

Un’organizzazione debole, ma ugualmente pericolosa

La “Nuova Mala del Brenta” è un’organizzazione debole, con scarsa forza intimidatoria e un desiderio romanticizzato di tornare al “grande” passato in cui era capeggiata da Felice Maniero. Questo non toglie, però, che il gruppo non sia pericoloso e in grado di portare a termine delle azioni violente.

In particolar modo, il gruppo dei “mestrini” avrebbe provato a riprendere il controllo sul racket veneziano dei trasporti turistici. Ai vertici c’erano Gilberto Boatto (detto Lolli), Paolo Pattarello e il complice Loris Trabujo, proprietario di una società di taxi acquei.

La rapina del 2019

Un episodio remunerativo è stato quello della rapina avvenuta il 23 aprile 2019, al parcheggio del Tronchetto. Trabujo e due complici sono riusciti ad intercettare la vittima, che ha ricevuto 550mila euro in contanti per aver venduto (in nero) una licenza di noleggio con conducente per il trasporto acqueo. Dopo aver colpito alla testa la vittima, hanno rubato il trolley con i soldi e sono scappati.

Ma le altre rapine non sono andate particolarmente bene. Nel 2018 avevano deciso di svuotare un’abitazione di Piove di Sacco di proprietà di un titolare di una sala giochi, dov’erano conservati parecchi contanti.

Dopo una serie di sopralluoghi uno di loro decide di travestirsi da carabiniere, ma la vittima capisce l’inganno e fa scattare l’allarme. Qualche settimana dopo rapinano un supermercato di Padova, minacciando la cassiera e rubando 6mila euro.

Pizzo, droghe e armi

L’organizzazione criminale imponeva un pizzo su due trasportatori, che in passato erano stati vittime del loro sistema di estorsioni. Al Tronchetto sono riusciti a farsi consegnare cifre che vanno da 3mila euro al mese in su e alcune quote minori da un operatore attivo a San Giuliano.

Scrive il giudice Barbara Lancieri nell’ordinanza di custodia cautelare: «La nuova organizzazione ricalca i modelli del passato ma ha minore forza persuasiva, è indebolita nella capacità di dare esecuzione alle sanzioni contro chi sgarra, hanno dimostrato di non avere più la forza e la determinazione del passato».

Continua: «Il gruppo, in pochi anni si è strutturato come organizzazione stabile, capace di contare su una rete di rifornimenti di droga».

Per il procuratore Bruno Cherchi: «Gli arrestati sono un po’ invecchiati, è vero, ma è vero anche che sono sempre molto pericolosi, con una grande capacità di aggregazione, e una volta usciti dal carcere, di riprendere i rapporti, soprattutto di spaccio e di approvvigionamento di sostanze stupefacenti dai paesi sudamericani, e l’attività delittuosa nei confronti dell’ambiente veneziano».

Sottolinea: «Il dato vero è che sono state sequestrate diverse armi, anche da guerra, anche kalashnikov, che hanno dimostrato un’effettiva pericolosità del gruppo. Nell’ambito della presenza ormai accertata in Veneto delle società criminali classiche, come ’ndrangheta, camorra e anche estere, in gran parte dedite allo spaccio, c’è un’attività collaterale svolta da questa associazione, ma non in coordinamento».

Conclude: «Ognuno ha trovato un proprio spazio, soprattutto nel commercio di sostanza stupefacente, che sta diventando la prima fonte di guadagno».

Cos’è stata la Mala del Brenta

La Mala del Brenta è stata un’organizzazione criminale nata negli anni settanta in Veneto, che si è estesa nell’Italia nord-orientale. L’organizzazione ha subito un duro colpo durante gli anni novanta, a causa dell’arresto e del pentimento di Felice Maniero.

Il gruppo dei mestrini si avvaleva del ricavato degli “intromettitori”, che operavano in zona Tronchetto-Piazzale Roma a Venezia. Si trattava principalmente di motoscafisti, gondolieri, portieri di albergo e intermediari di agenzie di viaggio.

——————————–

LEGGI ANCHE:

Ai magistrati non piacciono i nuovi tribunali per i minorenni

POS: attenzione al malware Prilex

TORNA ALLE NOTIZIE

Servicematica

Nel corso degli anni SM - Servicematica ha ottenuto le certificazioni ISO 9001:2015 e ISO 27001:2013.
Inoltre è anche Responsabile della protezione dei dati (RDP - DPO) secondo l'art. 37 del Regolamento (UE) 2016/679. SM - Servicematica offre la conservazione digitale con certificazione AGID (Agenzia per l'Italia Digitale).

Iso 27017
Iso 27018
Iso 9001
Iso 27001
Iso 27003
Agid
RDP DPO
CSA STAR Registry
PPPAS
Microsoft
Apple
vmvare
Linux
veeam
0
    Prodotti nel carrello
    Il tuo carrello è vuoto