Da oggi, il mondo della ricerca scientifica potrà contare su un nuovo strumento per comprendere in profondità l’impatto sociale e culturale delle grandi piattaforme digitali.
L’Unione Europea ha infatti reso operativo l’atto delegato sull’accesso ai dati, previsto dal Regolamento sui Servizi Digitali (Digital Services Act – DSA), che introduce un meccanismo innovativo di trasparenza e condivisione dei dati detenuti dai grandi operatori online.
Le nuove norme permettono ai ricercatori qualificati di richiedere l’accesso a informazioni e dataset fino ad oggi riservati, provenienti da piattaforme e motori di ricerca di dimensioni molto grandi. Questi dati sono fondamentali per analizzare e valutare i rischi sistemici generati dai sistemi di raccomandazione algoritmica, dalla circolazione di contenuti illegali, dalle truffe online e dagli effetti psicologici delle interazioni digitali, soprattutto sui minori.
L’obiettivo dichiarato è duplice: da un lato favorire studi indipendenti che aiutino a comprendere meglio il funzionamento e le conseguenze delle piattaforme, dall’altro rafforzare la sicurezza degli utenti, garantendo un ambiente digitale più trasparente e responsabile.
Tuttavia, l’accesso ai dati sarà soggetto a rigidi protocolli di valutazione e sicurezza. Le richieste dovranno essere sottoposte ai coordinatori dei servizi digitali, ossia le autorità nazionali incaricate dell’attuazione del DSA. Solo i ricercatori che soddisfano tutti i criteri previsti dalla normativa e i cui progetti risultino pertinenti rispetto ai temi dei rischi sistemici, della salute mentale o della diffusione di contenuti illegali potranno ottenere il via libera.
Una volta approvata la richiesta, le piattaforme avranno l’obbligo legale di fornire i dati richiesti, nel rispetto delle tutele previste per la riservatezza aziendale e la protezione dei dati personali.
La Commissione Europea ha sottolineato che questa misura rappresenta un passo fondamentale per rafforzare la responsabilità delle grandi piattaforme digitali e per consentire alla comunità scientifica di monitorare in modo indipendente il loro impatto sulla società. I coordinatori dei servizi digitali stanno già lavorando in rete per armonizzare le procedure di valutazione in tutti gli Stati membri, assicurando tempi certi e criteri uniformi di approvazione.
Con l’entrata in vigore dell’atto delegato, l’Unione Europea conferma la volontà di governare la trasformazione digitale con strumenti concreti di trasparenza, responsabilità e tutela dell’utente, aprendo una nuova stagione per la ricerca accademica nell’era dei dati.
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