Dopo la conferma dell’ordinanza per la custodia in carcere, all’interno di una maxi operazione anti-droga, un uomo di 39 anni di origini tunisine, in semilibertà, sapendo del suo arresto, non ha retto e ha deciso di togliersi la vita.
I rappresentanti della Fp Cgil, con una nota informano del suicidio del detenuto, avvenuto martedì 6 giugno 2023 nel carcere di Santa Maria Maggiore: «Oggi lo Stato ha fallito», si legge.
«Nel carcere di Venezia si è suicidato un detenuto a cui hanno revocato il beneficio della semilibertà. Sicuramente nessuno ne piangerà la perdita e nessuno farà qualcosa per limitare i suicidi in carcere e, come al solito, ci saranno tante parole ma nulla si muoverà».
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Stava scontando una pena a causa di fatti di droga, e da un anno aveva riottenuto la semilibertà, uscendo dal carcere per poter andare a lavorare in un cantiere, immaginando un futuro diverso. Quando in cella gli è stata consegnata l’ordinanza per la sua custodia cautelare in carcere per fatti di droga risalenti al 2018, gli è crollato il mondo addosso.
L’uomo ha chiamato la moglie per dirle addio, con una telefonata disperata, che ha allarmato tutti i familiari, che raccontano di aver chiamato per tre volte il carcere chiedendo di poter stare vicini al congiunto. Ma è stato tutto inutile.
Lo strazio e la rabbia dei familiari
Lo strazio dei familiari si fonde con la rabbia. «Questa vicenda non può restare nascosta. Non si può far morire così una persona. Noi avevamo chiamato per tre volte il carcere per dire che stessero attenti, che Bessem voleva uccidersi. Per tre volte ci hanno risposto che andava bene, che avevano capito. Invece», dice la cognata.
«Dopo la notifica dell’ordinanza, Bessem è stato isolato. Alle 12 ci ha chiamato con il telefono che aveva avuto con la semilibertà, che però non può ricevere telefonate. Era fuori di sé. Ci ha detto che non poteva reggere questa nuova carcerazione, che si sarebbe ucciso, che gli dispiaceva di lasciare la moglie sola, ma che non ce la faceva più», continua.
«Abbiamo cercato di rassicurarlo, ma era disperato. Noi, che lo conosciamo, abbiamo capito che la situazione era grave. Bessem sembrava un uomo forte, in realtà era una persona molto fragile. Non potevamo chiamarlo al suo telefono, così abbiamo contattato il carcere», che ha rassicurato i familiari.
«Ma noi non eravamo tranquilli. E alle 15.40 è arrivata la telefonata dell’ufficio matricole. Mi scusi, devo comunicarle una cosa brutta. Suo marito si è suicidato», hanno detto alla moglie, Silvia, «e poi hanno messo giù il telefono. Tutto questo non è giusto! Noi siamo i primi a dire che chi sbaglia deve pagare. Ma non pagare così, con la vita».
Verrà presentata una denuncia
I familiari, ora, hanno intenzione di presentare una denuncia, per chiarire che cosa è successo nelle ultime ore che l’uomo ha trascorso in carcere. Sconvolto anche l’avvocato del 39enne, Marco Borella: «In passato aveva fatto i suoi errori, certo, ma stava pagando. Aveva già scontato due anni e mezzo».
Continua Borella: «Da circa un anno era in semilibertà e lavorava in un cantiere, dove erano molto contenti di lui. Ho le lettere di encomio del datore di lavoro. Tra pochi giorni avrebbe avuto un permesso premio di una settimana e a settembre speravamo di ottenere la messa alla prova per farlo uscire dal carcere. In questo periodo era tranquillo, felice, gli stava andando tutto bene. Fino all’ordinanza di ieri che deve averlo fatto crollare. Era per fatti vecchi, avremmo trovato una soluzione».
Mancanza di investimenti nella struttura
Sembra che in queste ore stia avvenendo una gran protesta dei detenuti, che gli agenti stanno tentando di placare. Spiegano i sindacati: «Come Fp Cgil, più volte abbiamo segnalato la mancanza di personale e di figure di sostegno. Abbiamo fatto presente la mancanza di un’amministrazione penitenziaria centrale, che è scollegata con la realtà».
A Venezia «la stessa amministrazione non ha investito nella struttura, con mancanza di spazi e lavorazioni; il personale è ridotto ai minimi termini con carichi di lavoro ormai insostenibili. Se le carceri sono lo specchio della società, possiamo affermare che siamo alla frutta».
La denuncia di Fp Cgil
Sempre secondo quanto riferito dai sindacati, oggi si sarebbe verificato un altro episodio. Un detenuto, durante un colloquio, nel quale ha avuto un diverbio con un familiare, ha aggredito un poliziotto, rendendo necessarie le cure dell’ospedale.
Fp Cgil denuncia «lo scarso interesse e l’assenza dell’amministrazione penitenziaria che non fa nulla sia per i suicidi in carcere, che per le aggressioni al proprio personale, non investe in progetti di recupero e di tutela mantenendo carceri come quello di Venezia, Santa Maria Maggiore, privi di spazi e in sovraffollamento con situazione acuita dalla cronica mancanza di personale in tutte le figure».
«Chiediamo urgentemente un incontro istituzionale per affrontare e risolvere i problemi della struttura. L’amministrazione penitenziaria prenda atto dello stato di abbandono del personale di polizia e della popolazione detenuta, e agisca di conseguenza».
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