A 41 anni dall’arresto ingiusto di Enzo Tortora, una stele in sua memoria è stata inaugurata a Roma, in via del Corso, di fronte all’Hotel Plaza. Un monito contro i “macelli giudiziari” e a difesa del diritto di ogni cittadino a un processo giusto.
“Qualcuno doveva aver calunniato Josef K., perché senza che avesse fatto niente di male, una mattina fu arrestato”. Sono le parole che aprono “Il processo” di Kafka, il più surreale ed angoscioso dei suoi romanzi. Ma la realtà, in Italia, ha superato l’immaginazione letteraria.
Enzo Tortora, icona della televisione italiana, fu arrestato nel 1983 con accuse infamanti: traffico di stupefacenti e associazione a delinquere di stampo mafioso, in particolare con la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. Condannato in primo grado a 10 anni di reclusione, senza prove concrete, fu poi assolto in appello e con sentenza definitiva dalla Cassazione.
Un calvario giudiziario e una ferita profonda
“Il più grande esempio di macelleria giudiziaria all’ingrosso del nostro Paese”, come lo definì Giorgio Bocca. Un calvario durato sette mesi di carcerazione preventiva, seguiti da sei mesi di arresti domiciliari. Un processo durato due anni, conclusosi con una condanna ingiusta che spezzò la vita di un uomo innocente.
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Tortora, eletto al Parlamento europeo, si dimise per rinunciare all’immunità e affrontare il processo. Ma la verità emerse all’appello: le accuse si rivelarono inconsistenti e le dichiarazioni dei pentiti inattendibili. Tortora fu assolto con formula piena.
Un monito per il futuro
Era il 17 giugno 1987 quando la Cassazione confermò l’assoluzione. Ma la ferita era profonda. Un anno dopo, stroncato da un male incurabile, Tortora si spense. Oggi la stele a lui dedicata serve come monito per le future generazioni. Un simbolo contro le ingiustizie, a difesa del diritto di ogni cittadino a un processo giusto e imparziale.
L’impegno dell’Unione delle Camere Penali
L’Unione delle Camere Penali, da sempre impegnata nella lotta contro i soprusi giudiziari, ha fatto dell’esperienza di Enzo Tortora una bandiera. Risarcimento dei danni per le ingiustizie subite, responsabilità civile dei magistrati, separazione delle carriere: sono solo alcuni degli obiettivi per evitare che altri casi come quello di Tortora si ripetano.
“Non per eliminare l’errore giudiziario, obiettivo utopistico”, come sottolinea l’Unione, “ma per estirpare le commistioni e il sospetto che un imputato sia giudicato da un giudice non terzo e imparziale, libero di sbagliare senza dover rispondere a nessuno”.
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