Una fotografia dallo spazio può decidere le sorti di un processo edilizio. Con la sentenza n. 6059 del 5 settembre 2025, il TAR Campania ha confermato l’ordinanza di demolizione di un immobile abusivo in provincia di Napoli, stabilendo che le immagini satellitari di Google Earth possono costituire una prova valida per accertare la data di costruzione.
Il principio ribadito dal tribunale è chiaro: se dalle immagini emerge che l’edificio non esisteva in una certa data, spetta al proprietario dimostrare con documentazione oggettiva (rilievi tecnici, mappe catastali, aerofotogrammetrie, atti pubblici) che la costruzione fosse stata realizzata prima del 1967, anno della cosiddetta “legge ponte”, che introdusse l’obbligo del titolo edilizio.
Niente più scappatoie con parti separate
Il TAR ha anche chiarito che non è possibile “spacchettare” il fabbricato considerandone singolarmente recinzioni, muri o cancelli come semplici pertinenze. Se questi elementi concorrono a formare un nuovo organismo edilizio, serve comunque il permesso di costruire.
Vincoli paesaggistici e obbligo di ripristino
Il caso in esame era aggravato dalla presenza di vincoli paesaggistici sull’area. Per questo, oltre al titolo edilizio, sarebbe stata necessaria anche l’autorizzazione paesaggistica. La mancanza di entrambi ha reso inevitabile la demolizione e il ripristino dello stato dei luoghi.
Una lezione per i proprietari
La decisione conferma un orientamento ormai consolidato: non bastano dichiarazioni o testimonianze a provare l’anzianità di un edificio. Senza dati oggettivi, la presunta anteriorità al 1967 cade e resta valido l’ordine di demolizione.
Per i Comuni, la sentenza apre la strada a un uso sempre più frequente di strumenti satellitari gratuiti per contrastare gli abusi edilizi. Per i proprietari, invece, il messaggio è inequivocabile: non si può più dire “c’era da sempre” senza prove certe.
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