Bruxelles mette nel mirino Big Tech e commina a Google una sanzione record: quasi tre miliardi di euro per pratiche anticoncorrenziali nel settore della pubblicità online. La Commissione europea accusa il colosso di Mountain View di aver sfruttato la propria posizione dominante per favorire i propri servizi pubblicitari a scapito dei concorrenti, danneggiando editori, inserzionisti e consumatori.
La decisione, firmata dalla vicepresidente dell’esecutivo comunitario Teresa Ribera, è arrivata al termine di un’indagine avviata nel 2021 e che, secondo Bruxelles, ha accertato condotte scorrette almeno dal 2014. “Google deve ora proporre rimedi concreti – ha dichiarato Ribera – perché i mercati digitali devono funzionare in modo equo, garantendo ai cittadini reali possibilità di scelta”.
Ma l’azienda californiana non ci sta: con una nota ufficiale, la vicepresidente Lee-Anne Mulholland ha definito la decisione “errata” e ha annunciato l’intenzione di impugnarla. Google ha ora 60 giorni di tempo per presentare le proprie controdeduzioni e illustrare come intende adeguarsi.
Se l’Europa ha voluto dare un segnale di fermezza, oltreoceano la reazione non si è fatta attendere. Donald Trump, tornato alla Casa Bianca con un’agenda fortemente protezionista, ha bollato la multa come “ingiusta” e ha minacciato l’introduzione di nuove tariffe commerciali ai danni dell’Ue. “Non possiamo permettere che la brillante ingegnosità americana venga colpita – ha tuonato il presidente – e, se necessario, avvierò un procedimento ai sensi della Sezione 301 per cancellare queste sanzioni”.
Lo scontro si inserisce in un contesto già teso nei rapporti transatlantici, con l’Unione europea divisa al proprio interno: alcuni commissari avrebbero preferito rinviare la decisione per non compromettere il dialogo in corso con Washington sui dazi. La linea dura, però, ha prevalso, aprendo un nuovo capitolo nella lunga partita tra Europa e giganti tecnologici americani.
Il braccio di ferro è appena iniziato. Da un lato Bruxelles, decisa a difendere concorrenza e trasparenza; dall’altro Google e gli Stati Uniti, pronti a rispondere con ricorsi e minacce commerciali. Sullo sfondo, miliardi di euro e il futuro stesso della regolazione dei mercati digitali.
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