6 Agosto 2025 - LAVORO | L'analisi

Luci e ombre nel pubblico impiego: la Corte dei Conti lancia l’allarme su costi, età media e smart working

Nel 2025 la spesa per il lavoro pubblico raggiunge i 201 miliardi. La magistratura contabile invita a garantire l’efficienza e il merito. E sullo smart working avverte: “Strumento utile, ma da gestire con attenzione e risultati misurabili”

Nel suo ultimo report sul costo del lavoro pubblico, la Corte dei Conti traccia una fotografia chiara e, per molti aspetti, preoccupante del pubblico impiego italiano. Il dato più immediato è quello dei 201 miliardi di euro previsti nel 2025 per le retribuzioni dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche. Una cifra che equivale al 9% del PIL nazionale, in crescita del 2,3% rispetto al 2024, e destinata ad aumentare anche nei prossimi anni: +2,4% nel 2026, +0,5% nel 2027, +1,7% nel 2028.

Questi aumenti, osserva la Corte, riflettono sia l’impatto dei rinnovi contrattuali previsti dalla legge di bilancio, sia la necessità di rivalutare gli stipendi per allinearli al tasso d’inflazione. Tuttavia, nel biennio 2022-2023, l’aumento dei prezzi ha superato la crescita salariale, con una perdita generalizzata del potere d’acquisto per tutti i lavoratori, pubblici e privati.


Le retribuzioni: forti le differenze tra settori

Nel 2023 la retribuzione media lorda annua di un dipendente pubblico si è attestata a 39.890 euro, in aumento del 3,1% rispetto al 2022. Ma i dati disaggregati rivelano una significativa disomogeneità tra i comparti:

  • Istruzione: 33.124 euro annui

  • Funzioni centrali: 41.710 euro

  • Sanità: 43.883 euro

  • Magistratura e forze dell’ordine (comparti autonomi): 52.469 euro


Le criticità strutturali: invecchiamento, smart working, formazione

Oltre alle cifre, la Corte segnala criticità strutturali storiche, aggravate da anni di moratoria sulle assunzioni. L’età media dei dipendenti pubblici resta alta e solo negli ultimi anni, anche grazie agli investimenti del PNRR, si è avviato un parziale rinnovamento generazionale. Ma il cammino sarà lungo: serviranno anni per colmare il divario e ringiovanire davvero gli organici.

Particolare attenzione è riservata al lavoro agile, divenuto pratica diffusa in molte amministrazioni dopo la pandemia. Pur riconoscendone l’utilità per la conciliazione vita-lavoro, la Corte invita a non trasformarlo in un automatismo:

«Le amministrazioni devono valutare con attenzione lo smart working, in un’ottica di efficienza e miglioramento dei servizi alla collettività».

Una presa di posizione che riaccende il dibattito sull’effettiva efficacia di alcune pratiche introdotte in emergenza e poi stabilizzate senza un’adeguata valutazione dei risultati.


Meritocrazia e formazione: la vera sfida

Tra i punti cruciali sottolineati dalla magistratura contabile spicca la necessità di valorizzare il merito individuale, puntando su:

  • formazione continua,

  • aggiornamento delle competenze,

  • premialità legata ai risultati.

Un obiettivo ambizioso che richiederà interventi normativi, pianificazione strategica e pieno utilizzo delle risorse del PNRR. Ed è già al centro della riforma avviata dal ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo.


Contratti e aumenti: cosa aspettarsi

Infine, la Corte ribadisce il ruolo centrale della contrattazione collettiva, a cui resta affidata la definizione delle politiche retributive. Per il triennio 2022-2024, le risorse disponibili garantiranno un aumento salariale medio del 5,78% a partire dal 2025. E sono già previsti ulteriori fondi per il rinnovo dei contratti nel triennio successivo.


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