4 Agosto 2025 - ATTUALITA' | Le priorità fiscali di FI

Tajani rilancia la ricetta berlusconiana: «Flat tax al 24% per salvare il ceto medio»

Cresce la tensione con la Lega sugli extraprofitti bancari. Forza Italia insiste su fisco più leggero, meno tasse sul lavoro e riforma della giustizia civile

Reggio Calabria diventa il cuore pulsante del nuovo corso economico di Forza Italia. Durante gli Stati Generali del Mezzogiorno, il vicepremier Antonio Tajani ha delineato con chiarezza le priorità fiscali del suo partito: una flat tax al 24% e una decisa riduzione delle aliquote Irpef. Un progetto ispirato all’economia liberale, che affonda le radici nella visione storica di Silvio Berlusconi. «Meno tasse deve essere il nostro mantra», ha scandito Tajani, rilanciando l’idea di abbassare l’aliquota dal 35% al 33% per i redditi fino a 60mila euro. L’obiettivo dichiarato: tutelare il ceto medio e stimolare la crescita economica.

Secondo il leader azzurro, il fisco italiano è ancora troppo pesante per famiglie e imprese. «La riduzione della pressione fiscale è una priorità assoluta. Se non agiamo, il ceto medio rischia di scivolare verso la povertà», ha avvertito. Per accompagnare la riforma fiscale, Tajani propone anche interventi concreti sul mondo del lavoro: decontribuzione per chi guadagna meno di 9 euro l’ora e detassazione per straordinari, festivi e premi di produzione. «Serve un progetto chiaro e coerente, poi penseremo alle coperture», ha chiarito.

Ma mentre Forza Italia sogna un fisco più leggero, si acuisce la frattura con la Lega. A dividere ancora una volta i due partiti è la proposta di tassare gli extraprofitti bancari, rilanciata da Matteo Salvini. Se il Carroccio invoca una redistribuzione “giusta” dei guadagni record delle banche, Tajani mette le mani avanti: «Sono contrario a qualsiasi aumento di tasse. Non possiamo cedere all’odio sociale né partire con un assalto alla diligenza».

Il vicepremier azzurro si dice preoccupato per le possibili ripercussioni su piccoli commercianti e artigiani: «Chi erogherebbe il credito se colpissimo le banche popolari o le cooperative di credito? Distruggere questo sistema significa minare l’intera economia del Paese». Una posizione che risuona con le recenti parole del presidente dell’ABI, Antonio Patuelli, secondo cui la solidità del sistema bancario italiano, pur gravato da un’imposizione fiscale crescente, resta essenziale per la tenuta sociale ed economica.

Eppure la Lega non arretra: «Le banche raccolgono allo 0 virgola e prestano al 5, 6, 7%. È giusto che una parte di questi extraprofitti venga redistribuita», ribadiscono fonti del partito di via Bellerio. Dati alla mano, secondo Unimpresa nel solo 2024 gli istituti di credito italiani hanno incassato 46,5 miliardi di euro di utili netti, versando 11,2 miliardi al fisco – con un tax rate effettivo del 24,2%. Una percentuale che, paradossalmente, coincide proprio con la flat tax auspicata da Tajani.

Oltre alla fiscalità, Forza Italia punta i riflettori anche sulla giustizia. Dalla Calabria, il leader del partito annuncia che da settembre ripartirà il cammino per la riforma del processo civile: «È troppo lento e inefficiente. La democrazia si regge sull’equilibrio dei poteri, e la giustizia è un pilastro essenziale».

In vista di un autunno che si preannuncia denso di sfide, Forza Italia scommette su una linea economica identitaria, liberale e centrata sul rilancio del ceto medio. Ma le crepe nella maggioranza cominciano a farsi sentire, e la battaglia sulle tasse — tra chi vuole ridurre e chi redistribuire — rischia di diventare il vero banco di prova per la tenuta del governo.


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