Un nuovo modello di amministrazione di sostegno prende forma grazie alla proposta di legge elaborata dalla Fondazione Terzjus, con il sostegno istituzionale del Cnel. Il fulcro dell’iniziativa è semplice quanto rivoluzionario: attribuire anche agli Enti del Terzo Settore (Ets) la possibilità di essere nominati amministratori di sostegno, in alternativa alle persone fisiche, per restituire al ruolo una funzione realmente sociale e integrata.
La proposta è stata presentata durante l’incontro “Amministrazione di sostegno e Terzo Settore. Sinergie per un sistema integrato di protezione giuridica e sociale”, ospitato proprio dal Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. A supporto della riforma, anche il report realizzato da Antonio Fici e Marco Renna per conto della Fondazione Ravasi Garzanti, che offre uno spaccato comparativo sul funzionamento dell’amministrazione di sostegno in sette paesi europei, con particolare attenzione a Austria e Germania, dove già oggi il giudice può affidare tale funzione a organizzazioni non profit.
«Gli enti del Terzo Settore – ha spiegato Fici – rappresentano attori credibili, privi di scopo di lucro e fortemente motivati a operare nell’interesse delle persone fragili. Dopo la riforma del 2017, sono strutture dotate di competenze organizzative e sensibilità sociale».
Un istituto da ripensare a vent’anni dalla sua nascita
L’istituto dell’amministrazione di sostegno, introdotto nel 2004, nacque con l’intento di garantire un accompagnamento personalizzato alle persone parzialmente o totalmente prive di autonomia. Ma, come evidenzia Luigi Bobba, presidente di Terzjus, quell’intento originario si è progressivamente snaturato.
«Nel 65% dei casi oggi l’amministrazione di sostegno è ridotta a uno strumento di mera gestione patrimoniale», ha dichiarato Bobba. «Dei circa 400.000 soggetti coinvolti, almeno 260.000 hanno perso ogni capacità di autodeterminazione, e questo pone interrogativi sull’efficacia del modello attuale, reso ancora più fragile dalla lentezza della giustizia e dalla crescente pressione demografica legata all’invecchiamento della popolazione».
Da qui la necessità di un nuovo approccio. Secondo la proposta, modificando l’articolo 408 del codice civile, si potrebbero aprire ai giudici nuove possibilità di scelta, in cui gli Ets rappresentino una figura tutelare affidabile e qualificata, con solide basi etiche e strutture idonee a svolgere con continuità e competenza questo delicato compito.
Una riforma possibile su due binari
Oltre alla proposta autonoma presentata da Terzjus e Cnel, Bobba ha indicato anche un secondo possibile canale normativo: l’inserimento di un emendamento al disegno di legge delega n. 2393, già approvato in Senato e attualmente all’esame della Camera. Il ddl mira al superamento dell’interdizione in favore di un rafforzamento dell’amministrazione di sostegno, e potrebbe costituire il contesto ideale per includere anche il ruolo degli enti non profit come nuovi soggetti attivi.
Il sostegno del Governo: “Sfida cruciale per il Paese”
Durante l’evento ha preso la parola anche la ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli, sottolineando l’importanza di un sistema che riconosca negli Ets interlocutori privilegiati. «Parliamo di realtà formate da persone che conoscono davvero il significato dell’accoglienza e della presa in carico, capaci di accompagnare i più fragili lungo tutto il loro percorso di vita, con competenze professionali e umane di altissimo livello».
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