L’accordo politico raggiunto tra Stati Uniti e Unione europea per evitare l’aumento dei dazi al 30% a partire dal 1° agosto sembra più fragile che mai. Dietro l’annuncio congiunto di domenica emergono infatti differenze sostanziali tra la versione diffusa dalla Casa Bianca e quella fornita da Bruxelles, che non riguardano solo dettagli marginali.
Secondo l’amministrazione statunitense, l’Ue avrebbe accettato di sospendere l’applicazione della web tax alle grandi piattaforme tecnologiche, oltre a confermare l’azzeramento dei dazi su chip e farmaci. La Commissione europea, però, respinge questa interpretazione: «Non abbiamo assunto alcun impegno di questo tipo – ha precisato un portavoce –. Manteniamo pienamente il nostro diritto di regolamentare in autonomia il settore digitale».
Olof Gill, altro portavoce della Commissione, ha ribadito che «non saranno toccate le norme europee in materia alimentare, sanitaria e di sicurezza» e che l’accordo non interferirà con le politiche energetiche e di decarbonizzazione dell’Unione, nonostante l’impegno ad aumentare gli acquisti di gas americano dai precedenti 80 a 250 miliardi annui.
Le deroghe ancora da definire
Restano incerti i contorni della lista dei settori che potrebbero beneficiare di esenzioni o dazi ridotti. In cima all’elenco ci sono acciaio, alluminio e alcolici, fondamentali per Paesi come Italia, Francia e Irlanda. Undici Stati membri, guidati da Parigi e con Roma in prima linea, hanno chiesto alla Commissione di proporre entro fine anno un nuovo meccanismo di protezione dell’industria siderurgica, che riporti i livelli delle importazioni ai valori del 2012-2013.
L’accordo raggiunto il 27 luglio non è giuridicamente vincolante e dovrà essere ulteriormente negoziato. Solo quando sarà approvato un testo definitivo la Ue ridurrà i dazi sui prodotti americani, in particolare nel comparto automobilistico e dei ricambi, che oggi scontano un’imposizione del 27,5%.
Deficit Usa ai minimi da due anni
Intanto il Dipartimento al Commercio statunitense ha reso noto che il disavanzo commerciale dei beni a giugno si è ridotto del 10,8%, scendendo a 86 miliardi di dollari, il livello più basso da settembre 2023. Il calo è legato soprattutto alla contrazione delle importazioni (-4,2%), in particolare dei beni di consumo (-12,4%).
Bruxelles e Washington hanno fissato come obiettivo quello di arrivare entro il 1° agosto a una dichiarazione congiunta – non vincolante – che chiarisca i punti ancora in sospeso. Ma il percorso si annuncia complesso: le divergenze sulla digital tax e sulle deroghe settoriali rischiano di trasformare la tregua commerciale in un fragile armistizio.
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