Non solo clima mite e costo della vita più basso: a muovere migliaia di pensionati italiani verso l’estero è soprattutto la tassazione agevolata. Un trend in costante crescita che, secondo l’ultima relazione annuale dell’INPS, riguarda oggi quasi 38 mila persone con una carriera contributiva interamente maturata in Italia. Si tratta in larga parte di ex lavoratori privati con assegni mensili elevati, attratti da regimi fiscali molto più vantaggiosi rispetto a quello italiano.
I numeri del fenomeno
Tra il 2010 e il 2023, il numero dei pensionati italiani che hanno scelto di trasferire la propria residenza fiscale all’estero è aumentato in modo esponenziale: si è passati da 10 espatriati ogni 100.000 nuovi pensionati nel 2010 a ben 33 nel 2023. La scelta riguarda soprattutto uomini residenti nelle regioni del Nord, del Centro e in Sicilia. Più contenuta, invece, la partecipazione dalle altre aree del Sud e dalle isole minori.
Il fenomeno è trainato dai redditi medio-alti: chi percepisce una pensione lorda superiore ai 5.000 euro mensili ha una propensione all’espatrio sei volte superiore rispetto a chi appartiene alle fasce più basse. Una migrazione fiscale che segue logiche economiche precise e guarda con sempre maggiore interesse a Paesi che offrono trattamenti tributari agevolati, buoni standard sanitari e una vita quotidiana più sostenibile.
Dove si trasferiscono i pensionati italiani
Negli ultimi anni, mete storiche come Spagna e Portogallo sono state affiancate – e in parte superate – da nuove destinazioni emergenti come Albania, Tunisia, Cipro, Grecia ed Ecuador, dove le condizioni fiscali risultano estremamente allettanti.
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In Albania, ad esempio, vige una totale esenzione fiscale sulle pensioni estere, a patto di dimostrare di non avere condanne penali superiori ai tre anni.
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In Tunisia, l’80% del reddito pensionistico non è tassato e l’imposta effettiva non supera il 5%.
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In Grecia, l’aliquota è fissata al 7% per 15 anni, purché il richiedente non sia stato residente fiscale nel Paese negli ultimi cinque anni.
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A Cipro, si paga solo il 5% sulle pensioni superiori a 3.420 euro mensili, con un requisito di residenza minimo di 17 mesi.
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In Malta, l’aliquota fissa è del 15%, ma è necessario acquistare un’abitazione per beneficiare del regime agevolato.
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In Panama, Costa Rica ed Ecuador, l’esenzione dalle tasse sulle pensioni estere è totale.
Anche la Spagna, nonostante l’aumento delle aliquote IRPEF, resta attrattiva grazie a detrazioni generose per gli over 65 e 75, mentre il Portogallo, che fino al 2023 garantiva un’imposta del 10%, ha ora introdotto una tassazione progressiva tra il 14,5% e il 53% in base al reddito complessivo.
Le regole da rispettare
Per accedere a questi vantaggi fiscali, è obbligatorio trasferire la propria residenza fiscale e soggiornare all’estero per almeno 183 giorni l’anno. Ogni Paese impone poi condizioni specifiche: in Grecia, il regime agevolato è valido 15 anni; a San Marino, serve dimostrare un reddito annuo di almeno 120.000 euro o un patrimonio mobiliare superiore ai 500.000 euro. Alcuni Stati, come la stessa San Marino, non accettano richieste da chi sia già stato residente nel territorio.
I limiti per i dipendenti pubblici
Restano tuttavia esclusi dalla maggior parte dei benefici fiscali gli ex dipendenti pubblici italiani, poiché le normative internazionali stabiliscono che le pensioni pubbliche vengano tassate nel Paese in cui è stato prestato servizio. Solo Australia, Cile, Tunisia e Senegal hanno siglato accordi con l’Italia che prevedono deroghe a questo principio.
Pensioni minime e obblighi INPS
Va ricordato che la Legge di Bilancio 2025 ha sospeso la rivalutazione automatica degli importi superiori alla soglia minima di 598,61 euro, prevedendo un adeguamento parziale solo fino a 603,40 euro. Inoltre, per continuare a ricevere regolarmente l’assegno mensile, i pensionati all’estero devono rispondere puntualmente alle richieste di attestazione di esistenza in vita inviate da Citibank, gestore del servizio INPS per l’estero.
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