24 Luglio 2025 - PUBBLICA AMMINISTRAZIONE | Il nodo della privacy

Retribuzioni pubbliche alla prova della trasparenza: chi teme i dati?

Antonio Naddeo (Aran): il settore pubblico è pronto ad attuare la direttiva UE sul gender pay gap. Ma servono regole chiare sulla privacy e una vera analisi dei dati. Il cambiamento è già iniziato: più donne nei concorsi, ma ancora poche ai vertici

Con oltre tre milioni di dipendenti, la pubblica amministrazione italiana si configura come la più grande impresa del Paese. Di questi lavoratori, quasi il 60% sono donne, eppure solo il 33,8% ricopre posizioni dirigenziali. Una sproporzione evidente, che riflette un divario di genere ancora radicato nel tessuto sociale e culturale del Paese.

Antonio Naddeo, presidente dell’Aran – l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni – offre una riflessione puntuale su questo squilibrio. A suo avviso, la spiegazione va cercata in un retaggio culturale che ha influenzato per anni le scelte formative e professionali tra uomini e donne. Tuttavia, qualcosa starebbe cambiando: si registra infatti una crescente partecipazione femminile ai concorsi pubblici e, secondo Naddeo, già nei prossimi cinque o sei anni si potrebbero osservare trasformazioni significative nella composizione delle posizioni apicali.

Prendendo ad esempio la scuola e la sanità, due settori storicamente a prevalenza femminile, Naddeo evidenzia come la scelta professionale sia spesso condizionata dalla presunta maggiore compatibilità con i ritmi della vita familiare. Uno stereotipo, questo, che però si va lentamente sgretolando.

Un passaggio centrale dell’intervista al Presidente riguarda l’imminente recepimento della direttiva europea sulla trasparenza retributiva e il contrasto al gender pay gap. Naddeo ritiene che il settore pubblico sia avvantaggiato rispetto al privato, anche grazie al percorso di “amministrazione trasparente” avviato da anni. Tuttavia, sottolinea come sarà cruciale evitare l’aggravamento degli adempimenti e giocare d’anticipo, senza attendere gli ultimi momenti per l’applicazione.

Determinante sarà il parere del Garante della privacy, che dovrà stabilire il perimetro della trasparenza: se le retribuzioni dovranno essere pubblicate integralmente online, con nomi completi o solo con mansioni e iniziali, e come trattare i dati in modo che siano significativi ma rispettosi della riservatezza. Naddeo sottolinea come, ad esempio, pubblicare solo l’ammontare della retribuzione non sia sufficiente: servono anche dati sull’orario di lavoro, per permettere un confronto equo e coerente.

Infine, secondo il presidente dell’Aran, il recepimento della direttiva rappresenta un’occasione per aprire un confronto strutturato con le parti sociali. Non si dovrebbe ridurre il tutto a un semplice obbligo normativo, ma trasformarlo in un’opportunità di crescita e autoanalisi del mondo del lavoro pubblico e privato. Solo così si potrà colmare davvero il divario di genere e costruire un’amministrazione moderna e inclusiva.


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