Con voto unanime, la Commissione Giustizia del Senato ha approvato il testo che introduce per la prima volta nel codice penale italiano il reato autonomo di femminicidio. Il nuovo articolo 577-bis riconosce la specificità della violenza che colpisce le donne in quanto donne, spesso all’interno di relazioni affettive, familiari o segnate da dinamiche di dominio e controllo.
A illustrarne la portata è la senatrice Giulia Bongiorno, presidente della Commissione, in un’intervista rilasciata a Parlamento 24: “Non si tratta semplicemente di un omicidio. Il femminicidio è un atto che nasce da un’idea di superiorità, da odio, da discriminazione. Per questo abbiamo ritenuto necessario introdurre una fattispecie autonoma, con una pena severissima: l’ergastolo”.
Una risposta alla violenza sistemica
La decisione arriva in un momento in cui la piaga dei femminicidi continua a colpire il Paese con numeri allarmanti. “Dare un nome a questo reato – ha detto Bongiorno – è un modo per uscire dalla neutralità del linguaggio penale e riconoscere che la morte di una donna, in questi casi, è sempre l’esito di una mentalità di sopraffazione. Non è solo un fatto simbolico, ma un passaggio concreto, normativo e culturale”.
Il reato di femminicidio sarà quindi distinto dall’omicidio comune, ponendo l’accento non solo sull’evento, ma anche sul movente: l’odio di genere, la volontà di controllo e la punizione per l’indipendenza femminile.
Indagini più efficaci e misure cautelari rafforzate
Oltre all’introduzione del nuovo reato, il provvedimento prevede una serie di modifiche alle norme del cosiddetto Codice Rosso, con aggravanti specifiche e strumenti di contrasto potenziati. Le intercettazioni disposte nell’ambito di procedimenti per violenza di genere non avranno più il limite dei 45 giorni, consentendo agli inquirenti maggiore efficacia investigativa.
Viene inoltre rafforzato l’uso del braccialetto elettronico: per i soggetti imputati per reati del Codice Rosso sarà più facile applicare misure come l’arresto domiciliare con controllo remoto, grazie a una presunzione di pericolosità già in fase cautelare.
“Finora – spiega Bongiorno – i dispositivi non erano sufficienti, ma il Ministero sta lavorando per aumentare la disponibilità. È uno strumento indispensabile per monitorare in tempo reale chi commette atti violenti contro le donne”.
Più tutela per gli orfani dei femminicidi
Una novità significativa riguarda anche i figli delle vittime. Il testo amplia la platea degli orfani di femminicidio che potranno accedere ai benefici di legge, includendo anche quelli nati fuori da relazioni stabili. “Si tratta – ha sottolineato la presidente – di bambini che non solo perdono la madre, ma restano senza riferimenti, e lo Stato deve riconoscere questa condizione”.
La strada da fare
Il nuovo reato di femminicidio è un passo avanti nella definizione normativa del fenomeno, ma non è una soluzione esaustiva. “Non basta una legge per fermare il femminicidio – ha concluso Bongiorno – serve una battaglia culturale, educativa, preventiva. Ma oggi, finalmente, abbiamo iniziato a chiamare questa violenza con il suo vero nome”.
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