4 Luglio 2025 - GIUSTIZIA | La riforma costituzionale

Separazione delle carriere, primo sì dal Senato: verso due magistrature distinte

Approvato l’articolo 2 della riforma costituzionale che introduce le carriere separate per giudici e pubblici ministeri. L’ANM protesta: “Si rischia di indebolire l’autonomia della magistratura e il ruolo di garanzia del pubblico ministero. Ora la parola passa ai cittadini col referendum.”

Il Senato ha approvato l’articolo 2 del disegno di legge costituzionale che sancisce la separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti, modificando così l’articolo 102 della Costituzione. Un passaggio cruciale nella riforma della giustizia voluta dall’attuale maggioranza, che ha visto respinte tutte le circa 1.300 proposte emendative presentate dalle opposizioni.

Il testo della modifica
Nel primo comma dell’articolo 102, accanto alla previsione per cui “La funzione giurisdizionale è esercitata da magistrati ordinari istituiti e regolati dalle norme sull’ordinamento giudiziario”, è stata introdotta la precisazione che “le quali disciplinano altresì le distinte carriere dei magistrati giudicanti e requirenti”. Una formula secca, ma destinata ad avere conseguenze rilevanti sull’assetto della magistratura.

Il cammino parlamentare e i prossimi passaggi
L’esame degli articoli successivi della riforma proseguirà nei prossimi giorni, a partire dagli articoli 3 e 4, che entreranno nel merito della concreta articolazione delle carriere separate e della costituzione di due distinti Consigli Superiori della Magistratura: uno per i giudici e uno per i pubblici ministeri.

Le reazioni dell’ANM: “Una ferita all’autonomia della magistratura”
Deciso e preoccupato il commento dell’Associazione Nazionale Magistrati. Il presidente Cesare Parodi, intervenuto a Catanzaro durante un incontro con i magistrati del distretto, ha sottolineato come l’approvazione al Senato rappresenti solo l’ennesima tappa di un percorso ormai segnato.

“Fin dall’inizio — ha dichiarato Parodi — è stato chiaro che non vi sarebbe stato alcuno spazio per modificare il progetto originario. Attendiamo ora l’esito del referendum che, a questo punto, diventa l’unico vero passaggio in cui i cittadini potranno pronunciarsi su una riforma che rischia di compromettere in maniera significativa l’autonomia e l’indipendenza della magistratura”.

Il presidente dell’ANM ha ribadito le critiche non solo sulla separazione delle carriere in sé, ma sull’intero impianto della riforma, definito come un sistema che finirà per limitare la capacità dei magistrati di esercitare il proprio ruolo di garanzia in modo libero da pressioni esterne e politiche.

“Non possiamo certo cambiare posizione oggi — ha concluso Parodi —. Continueremo a diffondere la nostra visione della giustizia e a difendere i valori costituzionali che garantiscono ai cittadini un giudice imparziale e un pubblico ministero indipendente”.

Proteste simboliche e mobilitazioni
Già a inizio anno l’ANM aveva inscenato diverse forme di protesta pubblica, tra cui flash mob con la Costituzione in mano davanti ai palazzi della giustizia, denunciando i rischi di isolamento istituzionale del pubblico ministero e l’indebolimento complessivo della funzione giurisdizionale.

Verso il referendum
Concluso il percorso parlamentare, la parola passerà ai cittadini. La riforma, essendo di natura costituzionale, sarà infatti sottoposta a referendum confermativo in assenza di una maggioranza qualificata in seconda lettura. Una consultazione che si annuncia ad alta partecipazione e dal forte valore politico e istituzionale.


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