Un importante passo avanti nella riforma della pubblica amministrazione: il disegno di legge promosso dal ministro Paolo Zangrillo ha ottenuto l’intesa in Conferenza Unificata, aprendo la strada a una revisione profonda delle carriere dirigenziali negli enti locali. Tra le novità più rilevanti, l’introduzione di un sistema di incarichi dirigenziali a tempo determinato che scadranno insieme al mandato del sindaco o del presidente dell’ente territoriale. Una soluzione che supera i vincoli precedenti, i quali imponevano una durata minima triennale per gli incarichi e di fatto bloccavano le nuove amministrazioni nella ridefinizione del vertice burocratico.
La riforma introduce anche una maggiore autonomia organizzativa e regolamentare per Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni, consentendo loro di disciplinare lo sviluppo di carriera verso la dirigenza senza il passaggio obbligato da un concorso pubblico, purché vengano rispettati i principi di imparzialità, pubblicità e trasparenza già previsti per l’amministrazione centrale.
Con questo assetto, gli enti territoriali potranno costruire percorsi di carriera propri, avviando procedure concorsuali semplificate e valutazioni su base meritocratica, con controlli interni rafforzati. L’accordo raggiunto con l’Anci e gli amministratori locali è stato definito «un passo avanti» verso l’equiparazione del trattamento tra dirigenti statali e locali.
Il testo ora passa al Parlamento, dove si misurerà con le resistenze che, come prevedibile, arrivano da una parte della dirigenza ministeriale e delle amministrazioni centrali, poco inclini a cedere terreno a un modello più flessibile e territoriale di gestione delle carriere pubbliche.
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