Velocizzare le decisioni in materia di esecuzione penale, ridurre il sovraffollamento carcerario e garantire il rispetto della funzione rieducativa della pena: sono questi gli obiettivi del progetto di digitalizzazione della Magistratura di Sorveglianza, attualmente in fase di elaborazione. Una riforma considerata ormai non più rimandabile di fronte ai numeri del sistema penitenziario italiano.
Ogni anno, infatti, 42mila persone fanno ingresso nelle carceri italiane, mentre 30mila ne escono. Circa 20mila detenuti scontano pene residue inferiori ai tre anni e potrebbero accedere a misure alternative alla detenzione. Ma la gestione manuale e frammentata delle informazioni, affidata a sistemi obsoleti e privi di interoperabilità tra i vari uffici giudiziari, rappresenta un ostacolo concreto alla tempestività delle decisioni e all’efficacia dei provvedimenti.
Attualmente l’attività della Magistratura di Sorveglianza è rallentata da una serie di criticità strutturali e organizzative: mancano strumenti digitali per la verifica automatizzata del domicilio, per il caricamento delle relazioni comportamentali e per la consultazione in tempo reale dei procedimenti pendenti. La gestione documentale è ancora prevalentemente cartacea e il fascicolo digitale non è operativo, con conseguenti ritardi nell’istruttoria e nella decisione. A questo si aggiunge l’utilizzo di software obsoleti e un forte digital divide interno agli uffici giudiziari.
Per rispondere a queste inefficienze, il progetto in cantiere prevede lo sviluppo di un Sistema Informativo nazionale interoperabile degli Uffici di Sorveglianza (SIUS), integrato da una piattaforma unica per tutte le operazioni, il fascicolo telematico del detenuto, la consolle del magistrato e un portale accessibile da remoto tramite credenziali sicure. Tra le funzionalità previste, moduli intelligenti per il monitoraggio dei domicili, l’analisi automatica dei documenti e la gestione strutturata delle relazioni di comportamento.
Un ruolo strategico sarà affidato ai sistemi di Intelligenza Artificiale. La piattaforma integrerà strumenti di Natural Language Processing per l’analisi semantica delle relazioni educative e per l’individuazione di casi analoghi, offrendo così un supporto informativo avanzato al magistrato, senza mai sostituirne il giudizio.
Fondamentale, nel disegno del progetto, resta il coinvolgimento diretto degli operatori del settore: magistrati, cancellieri, educatori e personale amministrativo saranno parte attiva nella definizione degli strumenti, attraverso percorsi di formazione, rilevazioni sul campo e momenti di co-progettazione.
Sul medio-lungo termine si prevede una riduzione significativa dei tempi nella gestione dell’esecuzione penale, una maggiore uniformità dei procedimenti e ricadute concrete sulle condizioni detentive: un sistema più rapido e trasparente consentirebbe infatti di facilitare l’accesso a misure alternative, alleggerire la pressione sugli istituti penitenziari e garantire scelte più eque e umane.
Attualmente il progetto è nella fase di confronto tecnico e di raccolta dati con il coinvolgimento di università, operatori e istituzioni. La speranza è di presentare a breve i risultati delle rilevazioni sul campo e avviare un percorso condiviso con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria per dare finalmente forma a una giustizia penale più moderna, sostenibile e costituzionalmente orientata.
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