20 Maggio 2025 - Società

Economia della cura: il futuro del lavoro tra intelligenza artificiale e tempo libero

L’aumento di produttività grazie alle nuove tecnologie non deve tradursi solo in più beni e servizi, ma può diventare un’occasione per restituire tempo alle persone. Dalla settimana corta alla crescita del Terzo Settore: come cambia il valore del lavoro nella società post-digitale.

Il nome scelto dal nuovo Papa, Leone XIV, non è casuale. Con un chiaro richiamo alla dottrina sociale avviata da Leone XIII nella Rerum Novarum, il pontefice ha voluto riaffermare il valore centrale della persona e la dignità del lavoro in un’epoca di grandi trasformazioni. Se ai tempi della rivoluzione industriale le sfide erano già evidenti, oggi quella dell’intelligenza artificiale è appena cominciata, ma con un’accelerazione senza precedenti nella capacità di elaborare conoscenza.

La tecnologia, storicamente, non ha mai ridotto il numero complessivo di posti di lavoro. Ogni rivoluzione ha spostato il baricentro delle professioni, facendo nascere nuove figure e attività. È certo, però, che questo processo genera squilibri e richiede percorsi di riqualificazione costante. Diventa quindi essenziale garantire il diritto alla formazione permanente per accompagnare le persone attraverso il cambiamento.

Un’altra questione centrale è la gestione dell’aumento di produttività. Se un tempo servivano giorni per svolgere un certo lavoro, oggi, con il supporto dell’intelligenza artificiale, potrebbero bastare ore. A questo punto la scelta è se tradurre questo vantaggio in ulteriore produzione o in tempo libero. L’esperienza europea suggerisce che il benessere sociale cresce non solo con più beni, ma anche con più tempo per sé. Ne sono prova le sperimentazioni già in corso della settimana lavorativa di quattro giorni e il fenomeno emergente dell’overtourism, alimentato proprio da una maggiore disponibilità di tempo libero.

Ci sono poi ambiti dove le macchine non potranno sostituire il fattore umano: dalla cura delle relazioni personali all’organizzazione di eventi, dallo sport alla cultura, dalla politica all’elaborazione di scelte etiche e morali. È qui che il cosiddetto Terzo Settore, l’economia della cura e delle relazioni, potrà assumere un ruolo sempre più strategico in una società post-digitale.

Come aveva previsto Keynes nel suo celebre saggio Possibilità economiche per i nostri nipoti, il progresso tecnologico avrebbe potuto regalarci più tempo libero. Sta ora a noi decidere se e come cogliere questa opportunità, trasformando l’aumento di produttività in una migliore qualità della vita, attraverso scelte personali e collettive, politiche e culturali.

Il futuro del lavoro non sarà solo questione di quantità, ma soprattutto di senso e di equilibrio tra produzione e cura, tra efficienza e umanità.


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