Redazione 9 Aprile 2025

L’intelligenza artificiale tra creatività e pericolo: quando la realtà diventa una trappola digitale

L’IA non è più un affare da esperti: è uno strumento creativo alla portata di tutti. Bastano un’app, una piattaforma gratuita, e in pochi clic si possono generare racconti, poesie, testi di canzoni. Anche testate come Il Foglio hanno sperimentato la redazione di interi giornali con articoli scritti da intelligenze artificiali. I risultati sono spesso sorprendenti: testi fluidi, coerenti, difficili da distinguere da quelli scritti da mano umana.

Ma se da un lato questi esperimenti mostrano le potenzialità dell’IA nella produzione culturale, dall’altro rivelano un lato oscuro. E pericoloso.

Il problema più grave sorge quando l’IA viene usata per generare notizie false e diffonderle. Piattaforme come Twitter, Instagram o Telegram – con i suoi canali criptati di “controinformazione” – diventano il terreno perfetto per la viralità di bufale ben costruite. L’IA può alimentare questi spazi con contenuti ingannevoli, confezionati su misura per sembrare autentici.

È il terreno dei deepfake: video, audio e immagini incredibilmente realistici, capaci di mostrare politici, CEO o celebrità mentre dicono o fanno cose mai avvenute. La tecnologia, già usata in produzioni cinematografiche come Rogue One o Obi-Wan Kenobi per ricreare volti o ringiovanire attori, diventa inquietante se utilizzata fuori da contesti artistici.

Cosa succederebbe se un video mostrasse un presidente annunciare una guerra? O se un audio artefatto rivelasse una frode finanziaria mai commessa? In un contesto globale fragile e iperconnesso, bastano poche ore perché il danno sia fatto. L’effetto può essere devastante: dalla reputazione personale alla stabilità politica ed economica.

I media tradizionali, già in crisi di credibilità, non riescono più a contenere l’ondata. Accusati da anni di servilismo ai “poteri forti” o di eccessivo sensazionalismo, hanno perso la fiducia di ampie fette di pubblico. Così, anche le rettifiche più puntuali vengono percepite come insabbiamenti. E una bufala ben fatta può diventare verità agli occhi di milioni.

E non è fantascienza. Finti articoli attribuiti a quotidiani come Repubblica o Corriere hanno già promosso metodi “miracolosi” per arricchirsi con le criptovalute, usando volti noti come testimonial inconsapevoli. Domani, potremmo vedere video costruiti ad arte per screditare leader politici, aziende, o influenzare le elezioni.

In politica, un deepfake ben diffuso può alterare il corso di uno Stato. In economia, può affondare un titolo in borsa o cancellare la reputazione di un brand in un click. Un esempio? Basta un video che simuli un difetto grave in un’auto elettrica, e il crollo delle azioni è immediato.

I software anti-deepfake esistono, ma sono rincorse affannate. Analizzano riflessi, movimenti facciali, incongruenze invisibili. Tuttavia, non bastano. Il vero problema è culturale. Il pubblico – abituato a video brevi e d’impatto su TikTok o YouTube – è vulnerabile a contenuti emozionali e virali. Il fact-checking è visto con sospetto, le regole come censura.

Serve una rivoluzione culturale, non solo tecnologica.
Non possiamo affidarci solo a norme o piattaforme. Dobbiamo allenarci al dubbio, imparare a verificare, resistere alla tentazione di condividere senza pensare. La scuola dovrebbe insegnare a distinguere fatti da narrazioni. La formazione continua dovrebbe incentivare l’approfondimento.

Perché la vera difesa non è un algoritmo. È il pensiero critico.
E nel mondo della velocità e dell’emozione, è l’unico scudo che può salvarci dall’inganno perfetto.


LEGGI ANCHE

segreto professionale

La difficile tutela del segreto professionale e della privacy degli assistiti

Consideriamo il segreto professionale che copre le conversazioni tra cliente e avvocato come un dato di fatto. Eppure, i casi in cui il diritto alla…

Novità: rimborso delle spese legali per gli imputati assolti

Novità: rimborso delle spese legali per gli imputati assolti

La Legge di Bilancio 2021 n. 178/2020 contiene una novità particolarmente interessante per la giustizia italiana: il rimborso delle spese legali sostenute dagli imputati assolti in…

La sentenza: risarcimento di 727.000 euro per un infermiere vittima dell’amianto

Il Tribunale di Napoli ha emesso una sentenza destinata a segnare un precedente nella giurisprudenza italiana in materia di diritti dei lavoratori

TORNA ALLE NOTIZIE

Servicematica

Nel corso degli anni SM - Servicematica ha ottenuto le certificazioni ISO 9001:2015 e ISO 27001:2013.
Inoltre è anche Responsabile della protezione dei dati (RDP - DPO) secondo l'art. 37 del Regolamento (UE) 2016/679. SM - Servicematica offre la conservazione digitale con certificazione AGID (Agenzia per l'Italia Digitale).

Iso 27017
Iso 27018
Iso 9001
Iso 27001
Iso 27003
Agid
RDP DPO
CSA STAR Registry
PPPAS
Microsoft
Apple
vmvare
Linux
veeam
0
    Prodotti nel carrello
    Il tuo carrello è vuoto