L’innovazione tecnologica ha sempre trasformato il mondo del lavoro, eliminando alcune professioni e creandone di nuove. Oggi l’Intelligenza Artificiale (IA) sta portando un cambiamento simile, automatizzando molte attività ma aprendo anche la strada a nuove competenze e opportunità. Alberto Del Noce, presidente dell’Unione Nazionale Camere Civili, sottolinea come la professione dell’avvocato non sia a rischio di sostituzione, bensì destinata a un’integrazione con l’IA nei processi lavorativi.
Secondo il documento Focus Censis Confcooperative, l’IA non può rimpiazzare professioni come quella forense, in cui la componente tecnica si unisce a competenze empatiche e relazionali. Il lavoro dell’avvocato va oltre la semplice ricerca normativa o la redazione di documenti: richiede capacità di argomentazione, intuizione e sensibilità nel trattare i casi concreti. Queste qualità, purtroppo, rimangono irreplicabili da una macchina.
“L’Intelligenza Artificiale è una realtà con cui dobbiamo confrontarci e che non possiamo ignorare. Tuttavia, chi immagina un futuro in cui gli avvocati saranno sostituiti da algoritmi sbaglia completamente prospettiva”, afferma Del Noce. “Il nostro lavoro non si riduce all’analisi di dati o alla compilazione di documenti. Ci occupiamo di persone, di conflitti umani, di vicende che richiedono empatia, capacità di ascolto e interpretazione della realtà. L’IA può certamente supportarci, velocizzando ricerche giuridiche e analisi di precedenti, ma non potrà mai sostituire la capacità critica e il senso di giustizia che guidano la nostra professione”.
Il rapporto evidenzia anche come molte professioni siano esposte al rischio di automazione. Mentre figure come contabili e tecnici bancari potrebbero subire un elevato impatto, professioni a elevata complementarità con l’IA, come avvocati e magistrati, continueranno a necessitare di un apporto umano fondamentale. I dati mostrano che in Italia solo l’8,2% delle imprese utilizza l’IA, un valore inferiore rispetto alla media UE (13,5%) e ben lontano dal 19,7% della Germania.
“L’Italia deve investire in formazione e tecnologia, senza però cadere nell’errore di considerare l’IA come un sostituto delle competenze umane. La vera sfida è capire come integrare al meglio questi strumenti nella professione forense, migliorando l’efficienza senza perdere la dimensione umana della giustizia”, conclude Del Noce.
Le previsioni al 2030 indicano che il 27% delle ore lavorate in Europa sarà automatizzato, con impatti significativi soprattutto nei settori della ristorazione, del supporto d’ufficio e della produzione. Tuttavia, come evidenzia Del Noce, il settore legale continuerà a evolversi senza perdere il suo elemento distintivo: l’umanità. L’IA può essere uno strumento prezioso, ma non potrà mai sostituire il giudizio, la sensibilità e l’etica che guidano il lavoro degli avvocati.
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