Redazione 6 Marzo 2025

IA e professioni: quali lavori a rischio e quali in crescita

L’avanzata dell’Intelligenza Artificiale (IA) nel mondo del lavoro sta generando un panorama a due facce in Italia. Da un lato, emerge il rischio concreto di sostituzione per alcune professioni, in particolare quelle con mansioni ripetitive e automatizzabili. Dall’altro, si aprono nuove opportunità di crescita e integrazione, soprattutto per i lavoratori con competenze digitali avanzate.

Secondo un recente focus Censis-Confcooperative, l’IA è destinata a trasformare profondamente il mercato del lavoro italiano. Si stima che il 27% delle ore lavorate in Europa potrebbe essere automatizzato, con settori come la ristorazione (37%), il supporto d’ufficio (36%) e la produzione (36%) particolarmente vulnerabili.

Tuttavia, l’IA non è solo una minaccia. Può anche supportare e migliorare il lavoro umano, soprattutto in professioni che richiedono competenze complementari, come avvocati, magistrati, dirigenti e psicoterapeuti. In questi casi, l’IA può assumere compiti di routine, consentendo ai lavoratori di concentrarsi su attività a maggior valore aggiunto.

Il problema principale per l’Italia è il ritardo nell’adozione dell’IA. Secondo i dati, solo il 2% delle imprese italiane utilizza l’IA, contro il 13% della Germania e la media europea del 13,5%. Questo ritardo è dovuto a diversi fattori, tra cui la carenza di competenze digitali, la resistenza al cambiamento e la mancanza di investimenti.

Per affrontare questa sfida, è necessario un cambio di paradigma. Come sottolinea il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini, “la persona va messa al centro del modello di sviluppo con l’intelligenza artificiale al suo servizio”. È fondamentale investire nella formazione, nella riqualificazione dei lavoratori e nella creazione di un ecosistema favorevole all’innovazione.

Inoltre, è importante affrontare il divario di genere nell’adozione dell’IA. Le donne, infatti, sembrano essere più esposte al rischio di sostituzione rispetto agli uomini. È necessario promuovere l’accesso delle donne alle professioni STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) e garantire pari opportunità di formazione e sviluppo professionale.


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