La geografia della giustizia tributaria è destinata a cambiare radicalmente. Il Ministero dell’Economia e il Consiglio di presidenza della giustizia tributaria (Cpgt) stanno lavorando a un piano di razionalizzazione che prevede la riduzione delle Corti di giustizia tributaria di primo grado da 103 a 39, con un taglio del 62%.
L’obiettivo è duplice: ridurre i costi – stimati in 700 milioni di euro nel prossimo triennio – e adeguare il sistema alla riforma della giustizia tributaria (legge 130/2022), che ha trasformato i giudici da onorari a professionali. Con la nuova normativa, il numero delle toghe in servizio in primo grado passerà dagli attuali 1.648 a soli 448, rendendo insostenibile l’attuale distribuzione degli uffici.
Le Corti che resteranno attive
Secondo le anticipazioni, il nuovo assetto manterrà aperte solo le sedi con un minimo di 1.000-1.500 ricorsi annui, concentrando le competenze nelle città più grandi. Tra le regioni più colpite dal piano c’è la Valle d’Aosta, che perderà la sua unica Corte tributaria, accorpata a Torino. Pesanti tagli anche in Piemonte, Lombardia e Veneto, mentre il Sud, dove il contenzioso è più elevato, subirà un ridimensionamento più contenuto.
Tensioni politiche e resistenze
Il piano dovrà essere approvato entro il 31 agosto, come previsto dalla delega fiscale, ma il dibattito politico è già acceso. Il gruppo PD al Senato ha presentato un’interrogazione, temendo ripercussioni negative sulla giustizia tributaria e sull’accesso ai ricorsi per i cittadini. Dal canto suo, la presidente del Cpgt, Carolina Lussana, ha assicurato che sarà avviata un’istruttoria per trovare un equilibrio tra razionalizzazione ed efficienza del sistema.
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