La riforma sulla separazione delle carriere tra giudici e pm trova nuova stabilità grazie a un vertice a Palazzo Chigi, necessario per convincere Forza Italia a ritirare gli emendamenti presentati. Questi ultimi, mirati a escludere i componenti laici dal sorteggio nei due nuovi Consigli superiori della magistratura previsti dalla riforma, potrebbero essere ripresi nella futura legge applicativa, incaricata di definire gli aspetti operativi di un intervento ancora lontano dall’approvazione.
A confermare l’accordo è il ministro della Giustizia Carlo Nordio, che al termine del summit con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano ha dichiarato: «Abbiamo dovuto ricomporre questa dialettica interna perché il provvedimento deve essere blindato. Eventuali correzioni porterebbero a uno slittamento di quello che per noi è la madre di tutte le riforme. Abbiamo quindi raggiunto un accordo: questi emendamenti saranno gestiti in un altro modo».
Il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto (Forza Italia) ha poi spiegato il senso degli emendamenti: «I parlamentari sono eletti e hanno titolo a individuare la componente politico-parlamentare del Csm. Sorteggiare nomine parlamentari potrebbe creare un precedente pericoloso, con un effetto domino su altre nomine di questo tipo».
Dopo il dietrofront di Forza Italia, alla Camera è arrivato il primo voto sull’intervento, con la bocciatura della pregiudiziale di costituzionalità presentata dalle opposizioni. La mozione è stata respinta con 165 voti contrari e 95 favorevoli, includendo nel fronte del no anche Azione.
La strada per l’approvazione della riforma resta lunga, ma il governo ha dimostrato la capacità di ricompattarsi su quello che considera uno dei pilastri del suo programma di giustizia.
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