Mentre i tecnici di Palazzo Chigi lavorano alla stesura di un decreto legge per modificare la lista dei Paesi sicuri e facilitare la gestione extra-territoriale dei migranti, il recente rifiuto della convalida di 12 migranti trasferiti in Albania ha acceso un intenso dibattito tra il governo e la magistratura. La gestione delle migrazioni, particolarmente in riferimento all’Albania, ha posto nuovamente al centro dell’attenzione il delicato equilibrio tra il potere esecutivo e giudiziario.
Secondo la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, i governi non possono espellere migranti verso Paesi terzi se vi è anche solo un rischio parziale di condanne a morte, torture o trattamenti degradanti. Questa sentenza, secondo il ministro della Giustizia Carlo Nordio, è stata interpretata in modo restrittivo dalla magistratura italiana, che ha bloccato il trasferimento dei migranti in Albania. In un’intervista a La Repubblica, Nordio ha criticato i giudici romani, sostenendo che la definizione di “Paese sicuro” non spetta alla magistratura, ma è una decisione politica entro i parametri del diritto internazionale.
La polemica ha raggiunto il suo apice quando la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha accusato una parte della magistratura di essere “politicizzata e ideologicamente prevenuta”. La diatriba ha assunto toni particolarmente aspri con il coinvolgimento del giudice Marco Patarnello, sostituto procuratore della Corte di Cassazione, il cui messaggio privato ad alcuni colleghi, criticando le politiche di Meloni, è stato diffuso sui social dalla stessa premier. Meloni ha utilizzato questo episodio per rilanciare l’attacco a una parte della magistratura, accusata di ostacolare le decisioni del governo per ragioni politiche, anziché giudiziarie.
Le tensioni tra il governo e la magistratura non si sono limitate a questo episodio. Nordio ha paventato possibili sanzioni disciplinari contro i giudici che, a suo dire, hanno “esondato” dalle loro competenze. Questo ha suscitato una forte reazione da parte dell’Associazione Nazionale Magistrati, con il presidente Giuseppe Santalucia che ha espresso preoccupazione per i toni “di aggressione senza precedenti” rivolti ai magistrati.
Anche il Partito Democratico, con la sua leader Elly Schlein, ha condannato duramente le dichiarazioni di Nordio, chiedendo le dimissioni del ministro. Schlein ha ribadito che il governo sta dimenticando il principio della separazione dei poteri, sottolineando che i giudici italiani non fanno altro che applicare le normative europee.
Il dibattito su chi abbia l’autorità di definire quali Paesi possano essere considerati sicuri non si esaurisce con le dichiarazioni politiche. Da un lato, il governo intende trasformare l’elenco dei Paesi sicuri in legge di rango primario, rafforzando la propria posizione sulle politiche migratorie; dall’altro, la magistratura, sostenuta anche dall’Unione Camere Penali, insiste che le decisioni dei giudici sono conformi alle normative europee, che impongono criteri rigorosi per evitare il rimpatrio in Paesi dove i diritti umani non sono pienamente garantiti.
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