Una sentenza rivoluzionaria scuote il mercato delle app per smartphone Android: Google non potrà più limitare l’accesso a store alternativi al Play Store. Il giudice del tribunale della California ha emesso un’ingiunzione che impone al colosso di Mountain View di offrire agli utenti la possibilità di scaricare applicazioni da altre piattaforme, aprendo la strada a una concorrenza più libera nel settore, sulla scia di quanto avvenuto con Apple.
Il caso Epic Games vs Google
La sentenza rappresenta un punto di svolta nel contenzioso legale tra Epic Games e Google, iniziato nel 2020. Il risultato più rilevante è che Google non potrà più obbligare gli sviluppatori a utilizzare esclusivamente il Play Store o il suo sistema di pagamento, né potrà stipulare accordi di esclusiva con altri operatori. Questo potrebbe ridurre le commissioni attualmente applicate agli sviluppatori, che variano tra il 15% e il 30%, incentivando la nascita di nuovi store e piattaforme di distribuzione di app.
Cosa cambia per Google
Il giudice ha stabilito una serie di restrizioni che Google dovrà adottare negli Stati Uniti per i prossimi tre anni a partire da novembre. Tra queste:
- Stop agli accordi di esclusiva: Google non potrà più pagare le aziende per lanciare app in esclusiva (temporanea o permanente) sul Play Store.
- Niente più preinstallazioni obbligatorie: L’azienda non potrà più pagare le imprese per preinstallare il Play Store sui dispositivi.
- Libertà per gli sviluppatori: Google non potrà obbligare gli sviluppatori a utilizzare il sistema di fatturazione del Play Store e dovrà informarli dell’esistenza di alternative più economiche.
- Accesso facilitato per store alternativi: Google dovrà garantire l’accesso agli app store alternativi al catalogo di app del Play Store e supportare la loro presenza sulla piattaforma.
Un cambiamento epocale?
La sentenza potrebbe segnare l’inizio di una nuova era per il mercato delle app Android, promuovendo una maggiore concorrenza e offrendo agli sviluppatori l’opportunità di pagare commissioni più basse. Tuttavia, resta da vedere l’esito del ricorso di Google e se la decisione avrà effetti anche al di fuori degli Stati Uniti, alimentando un dibattito globale sulla regolamentazione dei colossi tech.
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