“Non ne farò un santino”, dichiara Marco Bellocchio a margine del primo ciak di Portobello, la serie TV in sei puntate dedicata al caso di Enzo Tortora. Le riprese sono appena iniziate a Roma, ma l’attenzione è già alta. Il regista ha promesso di raccontare una delle pagine più oscure della storia giudiziaria italiana con la stessa intensità e precisione con cui ha narrato vicende come quella di Aldo Moro in Esterno notte.
Il progetto e il cast
Prodotta da Our Films e Kavac Film, in collaborazione con Arte France e The Apartment Pictures (del gruppo Fremantle), Portobello esplorerà la vita e il dramma di Enzo Tortora, celebre conduttore televisivo, travolto da un’accusa ingiusta di traffico di stupefacenti e associazione camorristica. La serie porta il nome del programma che rese Tortora noto al grande pubblico, Portobello, in onda dal 1977 per sette edizioni.
Il cast vede Fabrizio Gifuni nel ruolo di Tortora, affiancato da Lino Musella, Romana Maggiora Vergano, Barbora Bobulova, Alessandro Preziosi e Fausto Russo Alesi. Dopo le riprese nella capitale, la troupe si sposterà in Sardegna, Lombardia e Campania, con una probabile tappa alla procura di Napoli, dove il calvario giudiziario di Tortora ebbe inizio.
La visione di Bellocchio
Bellocchio, che già nel 1972 aveva affrontato il tema della malagiustizia con Sbatti il mostro in prima pagina, torna ora sul tema dopo 52 anni. “Tortora subì una grande ingiustizia: arrestato, processato e condannato, fu assolto solo dopo una lunga battaglia. Non ne farò un santino, voglio scavare dentro di lui”, ha dichiarato il regista. Il caso Tortora, infatti, è un esempio emblematico di come un processo mediatico possa distruggere una vita: arrestato pubblicamente all’Hotel Plaza di Roma il 17 giugno 1983, Tortora venne condannato a 10 anni di reclusione in primo grado nel 1985, per poi essere assolto nel 1986 dalla Corte d’Appello di Napoli.
Il ruolo di Francesca Scopelliti
Francesca Scopelliti, compagna di Tortora, è stata una figura centrale nella lotta per la riabilitazione dell’uomo che, malgrado l’assoluzione, fu segnato dalla vicenda. Fu proprio lei, nel 2016, a inviare una copia del libro Lettera a Francesca a Bellocchio, sperando che fosse lui a raccontare la storia del suo compagno. “Nessun altro avrebbe potuto narrare quel crimine giudiziario con la stessa sensibilità”, racconta. Dopo anni di attesa, nel 2022 Bellocchio l’ha contattata, dando il via a una serie di incontri che hanno portato alla realizzazione della serie.
Un racconto necessario
La vicenda di Tortora è rimasta uno dei grandi non detti della coscienza collettiva italiana, un crimine giudiziario che, secondo Scopelliti, è stato troppo spesso rimosso. La serie tv Portobello rappresenta quindi non solo un’opera artistica, ma anche un necessario contributo al dibattito su giustizia e media, temi che Bellocchio esplorerà con il suo consueto rigore e sensibilità.
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