In un’epoca segnata dalla rapida evoluzione dell’intelligenza artificiale, la magistratura italiana si trova di fronte a sfide e opportunità senza precedenti. Claudio Galoppi, segretario nazionale di Magistratura Indipendente, in un’intervista a Giulia Melo per Il Domani, sottolinea l’importanza di preservare l’autorevolezza del lavoro giudiziario in un contesto di riforme e innovazioni tecnologiche.
IA: risorsa o rischio?
Durante il convegno nazionale promosso da MI e dedicato all’intelligenza artificiale, Galoppi ha descritto questa rivoluzione culturale come un tema di rilevanza per tutti i cittadini, in particolare per coloro che svolgono professioni intellettuali. L’IA, afferma, può rappresentare una risorsa fondamentale per rendere il servizio giustizia più accessibile e efficiente, ma porta con sé anche potenziali pericoli.
«Dobbiamo lavorare per rafforzare ciò che differenzia l’uomo dalle macchine», ha detto Galoppi, evidenziando la necessità di sviluppare un pensiero critico e di mantenere la centralità delle relazioni umane nel processo decisionale.
Il ruolo del giudice e l’IA
L’applicazione dell’IA nel lavoro dei magistrati deve avvenire con cautela. «L’attività di giudicare deve rimanere unica e originale, caratterizzata dalla centralità dell’uomo», afferma Galoppi. L’IA deve fungere da supporto, non da sostituto. «La decisione non può mai essere demandata a un algoritmo», sottolinea, richiamando l’importanza di una collaborazione in cui il giudice resta il decisore finale.
Criticità nel processo penale telematico
Nonostante le promesse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) per modernizzare la giustizia, Galoppi riconosce che i risultati, in particolare nel settore penale, sono ancora insufficienti. «È chiaro che nessuna innovazione tecnologica potrà essere efficace senza investimenti strutturali adeguati», avverte, evidenziando l’importanza della formazione e dell’assistenza continua per gli operatori.
Riforme e separazione delle carriere
Galoppi esprime una posizione di apertura al dialogo riguardo alle riforme in atto, come la separazione delle carriere, pur rimanendo scettico sull’efficacia di tali misure nel migliorare la giustizia. «Non porterà vantaggi in termini di efficienza e garanzie per i cittadini», sostiene, richiamando l’attenzione su un confronto costruttivo con il governo.
Sulle riforme del CSM e il caso Natoli
Il dibattito sul sorteggio dei consiglieri togati e la recente controversia riguardante la componente laica Rosanna Natoli hanno sollevato interrogativi sull’autorevolezza del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM). Galoppi avverte che le riforme non devono essere qualunquiste e che è necessario premiare il merito nelle designazioni.
La pressione mediatica e politica sui magistrati
Infine, Galoppi ribadisce che i magistrati devono concentrarsi sul loro lavoro, lontano dalle pressioni esterne. «L’importante è il rigore professionale e l’assenza di pregiudizio», afferma, sottolineando l’importanza di mantenere l’integrità e la professionalità nella magistratura.
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