Il deputato di Azione, Enrico Costa, ha sollevato polemiche contro il Consiglio Superiore della Magistratura (Csm) per la possibile sospensione di Rosanna Natoli, consigliera laica di centrodestra, indagata per aver svelato segreti della camera di consiglio durante un incontro con una giudice sotto procedimento disciplinare. Costa ha criticato il Csm su X, accusandolo di voler scavalcare la legge che stabilisce che la semplice iscrizione nel registro degli indagati non può determinare effetti pregiudizievoli di natura civile o amministrativa.
La vicenda è destinata a essere discussa nel Comitato di presidenza del Csm, dove si valutano i presupposti giuridici per un possibile intervento nei confronti della Natoli, attualmente indagata dalla Procura di Roma. La questione, come riportato dal Dubbio, è complessa: da un lato, Costa sostiene che la legge non giustifichi l’azione del Csm; dall’altro, l’Ufficio Massimario del Csm ha evidenziato che non è vietato utilizzare elementi indiziari autonomamente in sede civile o amministrativa, anche se legati all’iscrizione nel registro degli indagati.
La vicenda, che si muove sul filo della legalità e delle interpretazioni giuridiche, continua a tenere banco, prefigurando uno scontro tra politica e magistratura che potrebbe avere ripercussioni significative sul futuro del sistema giudiziario italiano.
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