Il nuovo regime sanzionatorio per il mancato versamento delle ritenute Inps, introdotto dal decreto legge n. 48/2023, è stato rimesso al vaglio della Corte Costituzionale dal Tribunale di Brescia. La questione solleva importanti interrogativi sull’equità e la coerenza delle sanzioni previste dalla riforma.
Sanzioni pecuniarie più severe di quelle penali
Nonostante la recente riforma, il regime sanzionatorio per le omissioni fino a 10mila euro si è rivelato più severo rispetto a quello applicato per importi superiori. Le sanzioni pecuniarie per omissioni di importo inferiore continuano infatti a risultare più afflittive rispetto a quelle penali previste per omissioni superiori ai 10mila euro. Questa discrepanza ha portato il Tribunale di Brescia a definire l’intera disciplina come “incongrua, illogica e irrazionale”, evidenziando anche il rischio che possa incentivare comportamenti illeciti.
La rimessione alla Corte Costituzionale
Con un’ordinanza del 14 agosto 2024, il Tribunale di Brescia ha sollevato la questione di legittimità costituzionale della norma, sottolineando la possibile violazione dell’articolo 3 della Costituzione, che sancisce il principio di uguaglianza. Secondo il Tribunale, la disparità di trattamento tra chi omette versamenti fino a 10mila euro e chi supera tale soglia è tale da rendere la normativa potenzialmente incostituzionale.
Un regime sanzionatorio sotto esame
La decisione di rimettere la questione alla Corte Costituzionale mette in evidenza le criticità di una disciplina che, sebbene introdotta con l’intento di rafforzare la lotta all’evasione contributiva, rischia di creare paradossi e disuguaglianze nel trattamento dei contribuenti. La Corte sarà chiamata a valutare se la normativa possa effettivamente rispettare i principi costituzionali, o se sia necessario un intervento legislativo per rimediare a queste incongruenze.
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