Roma, 3 giugno 2024 – La Suprema Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 15340 del 31 maggio 2024, ha fatto chiarezza sull’onere della prova in materia di contestazione dei consumi di acqua e di altri servizi ad essa assimilabili.
In linea con la precedente giurisprudenza (Cass., n. 23699 del 2016), la Cassazione ha stabilito che le letture del contatore, pur costituendo una presunzione semplice di veridicità, non sono prova assoluta dei consumi effettivamente effettuati. L’utente, quindi, ha il diritto di contestarle e di fornire prova contraria con ogni mezzo, anche con testimoni.
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Nel caso in cui il somministrato contesti il valore delle fatture allegando un malfunzionamento del contatore, spetta al fornitore del servizio, in base al principio di vicinanza della prova, dimostrare il corretto funzionamento dello stesso. Solo dopo tale verifica, l’onere della prova si sposta sul somministrato, il quale dovrà dimostrare, se vuole ottenere un ristorno, che l’eccessività dei consumi è dovuta a fattori esterni (ad esempio, manomissioni o allacci abusivi da parte di terzi) e che egli ha adottato tutte le cautele necessarie per evitarli.
La Cassazione ha sottolineato l’importanza di questa ripartizione dell’onere probatorio, che tutela il diritto degli utenti di non essere gravati da bollette ingiuste a causa di malfunzionamenti dei contatori o di allacci abusivi.
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