Rosa Colucci 13 Maggio 2024

Congresso ANM, discorso del Presidente COA Greco: critiche e sostegno per una giustizia umana e indipendente

Il Presidente del Coa, Dario Greco, nel suo discorso al 36° Congresso nazionale dell’Associazione Nazionale Magistrati, inizialmente si è rivolto agli avvocati in tutto il mondo, esprimendo preoccupazione per coloro che vivono situazioni di pericolo, come l’avvocato Tang Jitian, arrestato in Cina nel 2023.

Successivamente, ha ringraziato l’Associazione per aver scelto Palermo come sede del congresso e ha accolto i partecipanti nella città storica, simbolo di giustizia e legalità, ricordando alcuni martiri della giustizia italiana.

Il Presidente ha affrontato poi le problematiche dell’amministrazione della giustizia, evidenziando le carenze strutturali e tecnologiche che ostacolano l’efficienza. Ha criticato le riforme processuali che non affrontano questi problemi e mettono a rischio il contraddittorio nel processo civile.

Ha sottolineato l’importanza di vere riforme che garantiscano il corretto funzionamento dei tribunali e ristabiliscano la fiducia nella giustizia. Ha discusso brevemente sull’introduzione dell’intelligenza artificiale, ma ha ribadito l’importanza dell’umanità nell’interpretazione e nell’applicazione della legge.

Infine, ha espresso il sostegno dell’avvocatura alla difesa dell’indipendenza dei magistrati e criticato l’idea di sottomettere la pubblica accusa ad altri poteri dello Stato. Ha concluso invitando i partecipanti a godere delle bellezze di Palermo.

Riportiamo di seguito l’intervento integrale del Presidente del Coa, Dario Greco, al 36° Congresso nazionale dell’Associazione nazionale magistrati.

“Presidente Santalucia,

mi permetta di andare 30 secondi fuori tema, ma mi sono ripromesso nel corso del 2024, tutte le volte che prendo la parola nella qualità di presidente dell’Ordine degli Avvocati di Palermo, di dedicare un pensiero a tutti gli avvocati nel mondo, in Iran, in Turchia, in Russia, nel Sud-America e purtroppo anche in Italia, che vivono situazioni di pericolo. Oggi vorrei ricordare l’avv. Tang Jitian, che dopo numerosi arresti con l’accusa di “mettere in pericolo la sicurezza nazionale”, è stato arrestato nel novembre 2023 e da allora non si hanno più sue notizie.

Ringrazio a nome dell’Avvocatura palermitana l’Associazione Nazionale Magistrati per avere scelto la città di Palermo quale sede del 36° Congresso nazionale e do il benvenuto a tutte le Magistrate e a tutti i Magistrati qui presenti nella città del sole e del mare, nella città multiculturale, nella città con i suoi secoli di storia, nella città dei martiri della Giustizia e della Legalità, dei tanti (troppi) Magistrati, Cesare Terranova, Rocco Chinnici, Rosario Livatino, Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino, ma anche di Libero Grassi, Don Pino Puglisi, Enzo Fragalà, che hanno dato vita per il riscatto della nostra Terra.

Il titolo del vostro Congresso è affascinante e conduce il ragionamento ad alti pensieri, ai massimi sistemi, alla tenuta democratica del nostro vivere civile. E non voglio sottrarmi alla sfida di affrontarli, pure nei pochi minuti del mio intervento di saluto. Ma non posso tralasciare che molto spesso, i veri problemi dell’Amministrazione della Giustizia riguardano l’inadeguatezza degli strumenti con cui quotidianamente ci confrontiamo dentro i Palazzi di Giustizia, che determinano problemi a cui gli operatori possono far fronte soltanto con la buona volontà.

Le strutturali e non contingenti carenze di organico della Magistratura togata ed onoraria, accompagnate molto spesso dall’inadeguatezza delle piante organiche (non rispondenti all’effettivo carico giudiziario delle sedi), la vetustà dei nostri Palazzi di Giustizia, l’obsolescenza e l’arretratezza tecnologica delle strutture informatiche, non trovano risposta se non con inutili e defaticanti riforme processuali, spesso illogiche, se non addirittura controproducenti in termini di efficienza.

La progressiva cartolarizzazione del processo civile, e per certi versi di quello penale, rappresenta un vero vulnus del sacro principio del contraddittorio, visto che la parte processuale è costretta a formulare le sue deduzioni senza conoscere il contenuto di quelle di controparte.

I termini a ritroso, spesso accompagnati da decadenze e preclusioni, ignorano l’esistenza dei sabati e delle domeniche e di tutti i festivi, che se accompagnati dai continui blackout dei server ministeriali, impediscono alle parti di potere correttamente esplicare le loro difese (per 4 giorni questa settimana il PCT nel Distretto di Palermo è stato in tilt).

L’eccessivo ricorso a meri criteri aritmetici nella valutazione dei nostri Giudici, in cui ciò che è importante è la quantità e non certo la qualità della decisione giudiziaria, snatura il vero fine dell’esercizio della giurisdizione, che deve restare sempre quello di fare e dare Giustizia!

In questo senso, Magistrati e Avvocati devono condurre una comune battaglia per far sì che le vere riforme della Giustizia non siano più epocali, ma possano garantire il buon funzionamento delle sedi giudiziarie, eliminando le vere ragioni delle inefficienze e restituendo la corretta fiducia nella Giustizia, in tutti coloro che varcano le soglie dei Tribunali.

Probabilmente l’implementazione dell’Intelligenza Artificiale, di cui ancora non conosciamo le potenzialità, ma neanche le criticità, sarà nei prossimi mesi ed anni talmente travolgente che impedirne l’applicazione sarà temerario. Ma da parte mia ritengo che sia inviolabile il diritto di ogni essere umano di guardare negli occhi colui che decide della sua vita e dei suoi diritti. E al contempo che sia dovere di ogni Giudice guardare negli occhi il destinatario della sua decisione.

Sotto questo profilo l’interpretazione della legge e la sua applicazione al caso concreto non potranno che essere sempre UMANI, perché essi non sono mai una mera operazione matematica o l’applicazione di un algoritmo che possa essere affidata ad una macchina.

Per questo ho sempre ritenuto che i dibattiti sui poteri interpretativi del giudicante siano per lo più fuorvianti: il giudice non può di certo stravolgere la norma giuridica e non potrà mai giudicare contra legem, proprio perché sottoposto soltanto alla legge. Ma come ci ha ricordato ieri il Presidente Tango, la nostra Legge fondamentale è la Carta Costituzionale unitamente alle Convezioni e Trattati Internazionali e dell’Unione, ed essi si contraddistinguono per un valore supremo: la centralità della persona umana. Solo pensare di limitare l’evoluzione del diritto di vivente, anche costituzionale, come detto ieri dal ViceMinistro Sisto, nella costante ricerca di nuovi diritti da parte dell’interpretazione giurisprudenziale, metterebbe in dubbio la struttura democratica del nostro Paese e ci collocherebbe nell’alveo di quei regimi che non garantiscono lo Stato di diritto.

E, al contempo, voglio ribadire a gran voce, forse con tutto il fiato che ho in corpo, che è supremo interesse di tutti, e dell’Avvocatura in particolare, il mantenimento delle guarentigie di autonomia ed indipendenza di tutti i Magistrati, siano essi giudicanti siano requirenti.

Ogni azione che tenda a rafforzare l’indipendenza e l’autonomia dei nostri Magistrati, che ne impedisca l’assoggettamento ad ogni altro potere interno o esterno all’Ordine giudiziario, che ne garantisca l’equa distanza dalle parti in causa, sarà sempre sostenuta dall’Avvocatura.

Ed ogni possibile sottomissione della Pubblica Accusa ad altri poteri dello Stato, specie all’Esecutivo o al solo Ministro della Giustizia, sarà sempre avversata dal mondo forense.

Non voglio affrontare nello specifico il tema della separazione delle carriere, non ci sarebbe il tempo, anche perché dubito che nel nostro Paese, almeno nel corso di questa legislatura, possa essere realizzata.

Ma vi invito a riflettere su alcuni aspetti del problema.

Tacciare tutti coloro che sostengono laicamente l’opportunità di separare le carriere come illiberali antidemocratici, distruttori dello Stato di diritto – come fatto nei giorni scorsi da certa stampa – è pretestuoso e sintomo di un pregiudizio che tutti coloro che fanno parte del mondo della giurisdizione dovrebbero rifiutare.

Per lo più, chi sostiene la separazione, a torto o a ragione, lo fa per rafforzare l’indipendenza e l’autonomia del Giudice e non certo per limitarla.

La percezione in ampi settori dell’opinione pubblica che la comunanza delle carriere sia problematica con riguardo alla terzietà del Giudice è un problema, che deve essere affrontato.

E un’ultima considerazione: da avvocato civilista, se dovessi trovarmi a trattare la mia causa, avendo come controparte un collega del Giudice, avrei enormi difficoltà a spiegare al mio assistito che quel Giudice sarà terzo ed imparziale. Anche perché quando in un processo civile vi è la Parte Pubblica, chi ne persegue gli interessi è sempre un Avvocato. Per questo comprendo l’angoscia dei miei colleghi penalisti. Concludo il mio intervento, rinnovando il benvenuto e invitandovi a godere delle magnifiche bellezza della nostra città”.


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