Il governo italiano corre ai ripari per affrontare le gravi carenze di organico della giustizia e accelerare lo smaltimento dell’arretrato del processo civile. Un obiettivo chiave del Recovery Fund europeo da cui dipende l’erogazione di ingenti fondi all’Italia.
Tra gli emendamenti al decreto Pnrr al vaglio della Camera, uno è dedicato alla “giustizia-lumaca”. La norma prevede “applicazioni straordinarie di magistrati per il raggiungimento degli obiettivi Pnrr”.
In pratica, il decreto introduce una “task-force” di giudici che saranno ricollocati, su indicazione del Consiglio superiore della magistratura (Csm), nei tribunali dove si registrano i più gravi ritardi nello smaltimento dei processi. Saranno al massimo sessanta i giudici trasferiti. Il team sarà scelto dal Csm verificando prima le scoperture di organico dei tribunali di provenienza, che non potranno essere superiori al 20%.
A muoversi saranno i magistrati degli uffici “in cui il numero e il tempo medio prevedibile di definizione dei procedimenti civili rilevanti ai fini del Pnrr sono inferiori ai rispettivi valori medi nazionali”. Ovvero, solo chi ha dimostrato di saper procedere spediti lungo i binari tracciati dalla roadmap europea.
Per incentivare i magistrati che dovranno spostarsi nelle sedi più “disagiate”, dove le montagne di fascicoli affastellati sono più alte, saranno previsti incentivi.
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Anzitutto, scatti di anzianità più veloci. “Il magistrato applicato” – prosegue il decreto – “avrà accesso a un punteggio di anzianità aggiuntivo pari a 0,10 per ogni otto settimane di effettivo esercizio di funzioni”. E a un’indennità extra pari “allo stipendio tabellare di un magistrato ordinario con tre anni di anzianità”.
È una soluzione temporanea, certo. Anche perché la “task force” Pnrr sarà composta da giudici che dovranno lasciare parzialmente scoperti i tribunali dove operano oggi. E infatti è solo un tassello di un puzzle più ampio.
Gli arretrati del processo civile sono la vera “mission impossible” del governo Meloni alle prese con le scadenze del Recovery europeo. L’obiettivo iniziale di ridurre del 90 per cento entro giugno 2026 l’arretrato si è dimostrato, nei fatti, irraggiungibile. Per questo Palazzo Chigi, d’intesa con il ministero guidato da Carlo Nordio, ha cercato una mediazione con la Commissione europea a fine anno. Strappando ai negoziatori di Bruxelles una rimodulazione dei target ritenuti oggi più alla portata grazie a un nuovo step intermedio: la riduzione, entro la fine del 2024, del 65 per cento dell’arretrato civile in Tribunale e del 55 per cento nelle Corti di Appello.
Nel frattempo, si prova in ogni modo a spingere sull’acceleratore. Come? Ad esempio con il sistema di incentivi e sanzioni introdotto con la riforma della magistratura ordinaria approvata dal Parlamento in attuazione di una delega della legge Cartabia. Con la previsione, ogni 4 anni, di una “pagella” da parte del Csm per decidere gli avanzamenti di carriera delle toghe.
Il ritardo nello smaltimento dei processi è uno dei parametri chiave per il giudizio di merito di Palazzo dei Marescialli. E ancora, nell’ottica di coprire le carenze di organico, la previsione di uno stage ridotto – da diciotto a dodici mesi – per gli ottocento giovani magistrati che passeranno quest’anno il concorso, in modo da spedirli subito nei tribunali.
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