La crisi non risparmia le professioni intellettuali, tra cui quella degli avvocati. In Toscana, negli ultimi dieci anni, il numero di giovani che superano l’esame di abilitazione è crollato da 1.300 a meno di 400. Il motivo principale? La disparità di reddito tra giovani e avvocati senior.
Stipendi dimezzati e precarietà: i dati parlano chiaro. Il reddito medio dei giovani avvocati è meno della metà di quello degli over 30. Per il 36,5% dei giovani avvocati, la causa principale del divario è il basso compenso da collaboratori di studio. La conseguenza è che molti mollano la professione, facendo aumentare l’età media degli avvocati attivi, passata da 42,3 anni nel 2002 a 47,7 anni nel 2022.
Cosa fare? Un primo passo per invertire la rotta sarebbe garantire ai collaboratori di studio inquadramenti e retribuzioni dignitose. Un esempio arriva da Firenze, dove lo studio legale Paratore Vannini & Partner ha ottenuto la certificazione di qualità UNI 11871:2022, il primo standard europeo che detta i principi organizzativi e di gestione dei rischi per la creazione e la protezione del valore.
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La certificazione garantisce:
- Tutela dei collaboratori: contrattualizzazione scritta del rapporto, piano formativo condiviso, tutele specifiche.
- Retribuzione parametrata al valore creato: fisso mensile garantito e remunerazione complessiva basata sul valore, non sull’età.
- Valorizzazione dei giovani: utilizzo di nuove tecnologie, studio di nuove materie, aria fresca per gli studi.
Come individuare lo sfruttamento? Se un giovane avvocato viene assunto per fare fotocopie e rispondere al telefono, si tratta di sfruttamento. Lo studio che forma un giovane non sopporta un costo, ma fa un investimento. La giusta retribuzione è quella che permette al giovane di creare valore per lo studio.
I giovani avvocati hanno tanto da offrire: nuove tecnologie, nuove materie, aria fresca. Per invertire la rotta e garantire un futuro alla professione forense, è necessario investire sui giovani e valorizzare le loro competenze.
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