Secondo i dati dell’Associazione italiana avvocati d’impresa, le donne hanno superato gli uomini tra i giovani avvocati. Permangono, tuttavia, alcune problematiche.
Dichiara Antonello Martinez, presidente dell’Associazione: «Dopo l’emergenza Covid è ripresa la corsa in avanti delle avvocatesse che sono state più colpite dall’impatto dell’emergenza pandemica. Nel 2022 sono aumentate di oltre 3.800 unità dopo lo stop del 2021. Solo nel Sud Italia siamo quattro punti sotto il 50%».
Il sorpasso delle donne, specialmente nel Nord Italia, è un fenomeno ormai consolidato. Al primo posto troviamo l’Emilia-Romagna, con il 54,9% e subito dopo il Piemonte, con il 54,5%.
La Campania è la regione con la percentuale più bassa, ovvero con il 43,2%. Gli Ordini, invece, con maggior presenza femminile, sono:
- Busto Arsizio (61,5%);
- Rieti (59,3%);
- Lecco (57,4%);
- Monza (57,0%).
Per quanto riguarda i Distretti:
- Bologna (52,6%);
- Brescia (52,5%);
- Perugia (52,2%).
Il reddito medio maggiormente elevato per le avvocate si registra in Valle d’Aosta (€43.703) e in Lombardia (€43.232), mentre i redditi medi più bassi sono in Calabria (€13.413), Basilicata (€15.129) e Molise (€15.556).
Martinez sottolinea come «i dati della Cassa Forense evidenziano ancora in tutte le regioni un divario di genere, in termini di retribuzione, abbastanza netto fra uomini e donne. Siamo tutti chiamati a cambiare mentalità con i fatti su questo aspetto».
Il divario di genere è parecchio evidente in un rapporto dell’AIGA del 2023, che porta alla luce un mondo intriso di difficoltà economiche, con un persistente gender gap e con sfide quotidiane per gli under 45.
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Una delle preoccupazioni è il reddito insoddisfacente: si pensi che soltanto una piccola parte degli avvocati supera i 50.000 euro lordi annui. Inoltre, il 53% delle avvocate guadagna meno di 15.000 euro, contro il 36% degli uomini.
Sempre a proposito di divario di genere, più della metà delle avvocate dichiara che la carriera legale ha influito sulle loro scelte personali. Infatti, le donne si ritrovano ad affrontare difficoltà collegate alla maternità, che potrebbero influenzare opportunità e avanzamenti di carriera.
Questo poiché tradizionalmente, la donna viene associata al ruolo di “custode” dei figli, e spesso questo influisce nelle loro decisioni lavorative. Sul lavoro, le donne potrebbero dover affrontare discriminazioni collegate alla maternità, e molte hanno difficoltà a ritornare al lavoro in quanto mancano adeguate politiche aziendali di sostegno.
Le avvocate, dunque, spesso rinunciano ad importanti opportunità di carriera, oppure scelgono dei percorsi professionali più “semplici” per poter esercitare “meglio” il ruolo di madre. Proprio per questi motivi il numero di avvocate con figli è inferiore rispetto a quello dei colleghi uomini.
Dunque, nonostante gli importanti progressi nel promuovere le parità di genere nel mondo legale, resta ancora tantissimo lavoro da fare per distruggere il gender gap e le disuguaglianze strutturali nell’avvocatura.
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