Rafforzare il lavoro e la formazione in carcere come strumento di riduzione della recidiva: questo l’obiettivo dell’accordo siglato oggi tra il Ministero della Giustizia e il Collegio del Garante delle persone private della libertà personale.
L’intesa, sottoscritta dal Presidente del Collegio del Garante, Maurizio Felice D’Ettore, rappresenta un importante tassello nel progetto avviato dal Ministero per promuovere il reinserimento lavorativo e sociale dei detenuti.
Un’iniziativa dal grande valore sociale
L’accordo si basa su una visione del lavoro e della formazione in carcere come strumenti di rieducazione e di reinserimento sociale. Attraverso il potenziamento di corsi di formazione e di opportunità lavorative all’interno degli istituti penitenziari, si mira a:
- Ridurre la recidiva: i detenuti che acquisiscono competenze lavorative e sviluppano una rete di relazioni positive hanno maggiori probabilità di non ricadere nel crimine una volta usciti dal carcere.
- Promuovere il reinserimento lavorativo: il lavoro in carcere permette ai detenuti di maturare un’esperienza lavorativa spendibile nel mercato del lavoro una volta scontata la pena.
- Favorire la rieducazione: il lavoro e la formazione possono contribuire alla crescita personale dei detenuti e al loro senso di responsabilità.
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Un’iniziativa win-win-win
L’accordo siglato tra il Ministero della Giustizia e il Collegio del Garante rappresenta un’iniziativa vantaggiosa per tutti:
- Per i detenuti: che hanno la possibilità di acquisire nuove competenze, aumentare le proprie opportunità lavorative e ridurre il rischio di recidiva.
- Per la società: che si avvantaggia della riduzione del crimine e del reinserimento sociale dei detenuti.
- Per il sistema penitenziario: che può migliorare la propria efficacia e la propria efficienza.
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