La regione Sicilia deve risarcire un minore che è rimasto chiuso in casa nel periodo del lockdown con mille euro.
Tale reclusione è stata imposta in seguito ad un’ordinanza del 2020, che risultava molto più restrittiva rispetto alle norme nazionali, oltre a non trovare alcuna giustificazione per quanto riguardava la situazione epidemiologica a livello locale.
È stato dunque accolto il ricorso del padre da parte del Consiglio della giustizia amministrativa, che riteneva che il minore fosse stato ingiustamente segregato, poiché nelle altre regioni italiane ai suoi coetanei era permesso uscire, fare sport e giocare nei dintorni della propria abitazione, mantenendo il distanziamento sociale.
L’adolescente, classe 2009, vedrà un risarcimento di 200 euro per ogni giornata passata dentro la propria abitazione senza potersi muovere.
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Secondo i giudici amministrativi, lo Stato ha imposto delle limitazioni estreme alla libertà di circolare dei cittadini, «ma mai, neppure nelle cosiddette zone rosse, ha inteso spingere tali limitazioni fino a porre la popolazione non infetta, o non in quarantena, in condizioni sostanzialmente analoghe a quelle della detenzione domiciliare cosa che invece hanno fatto alcune regioni, tra cui anche la Regione siciliana con l’ordinanza in questa sede impugnata».
L’ordinanza risultava illegittima «nella parte in cui ha imposto il divieto per la popolazione sana, in particolare per quella minorenne per restare nei limiti della domanda giudiziale qui riproposta, di uscire da casa anche per svolgere, nei pressi di essa, “attività sportiva e motoria”».
E’ stato escluso il danno patrimoniale rispetto alla negata libertà di movimento, ma è stato considerato risarcibile quello di tipo morale, visto che sono stati lesi i diritti di libertà garantiti dalla Costituzione.
I giudici hanno prestato molta attenzione all’età dell’appellante nella liquidazione del danno non patrimoniale, in quanto età delicata «sotto il profilo della crescita e della formazione psicologica dell’individuo».
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