Una prova scritta che riguarda la stesura di un atto giudiziario, su un quesito scelto dal candidato tra civile, penale e amministrativo, che richiederà la conoscenza del «diritto sostanziale e processuale», e una orale, suddivisa in tre fasi, ovvero:
- l’esame e la discussione di una questione pratico-applicativa;
- la discussione di «brevi questioni che dimostrino le capacità argomentative e di analisi giuridica» relativa a tre materie, di cui una di diritto processuale;
- la «dimostrazione di conoscenza dell’ordinamento forense e dei diritti e doveri» del legale.
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Tutte le novità si trovano all’interno di un emendamento di Fi presentato al decreto sulla PA (51/2023) approvato il 19 giugno 2023, nelle commissioni affari costituzionali e bilancio della Camera, con parere favorevole del Governo.
Ne dà notizia Francesco Paolo Sisto, viceministro della giustizia e le deputate Annarita Patriarca (Fi) e Marta Schifone (FdI) durante un dibattito in cui l’Aiga, con a capo Francesco Paolo Perchinunno, ha espresso la sua posizione invocando anche l’utilizzo della strumentazione informatica e di una doppia sessione d’esame al fine di «velocizzare l’ingresso degli aspiranti avvocati nel mondo del lavoro».
Il restyling dello strumento per l’entrata nell’attività lavorativa per i legali è sì orientato a dettare una disciplina speciale, in relazione alla sessione di quest’anno che riprende un po’ le fila di quanto disposto durante la pandemia, richiamando anche le disposizioni della legge 247/2012.
Rispetto a quanto avvenuto nel 2019, dunque, la correzione parlamentare ha ottenuto il placet da parte del ministero della Giustizia, fissando lo svolgimento di un’unica prova scritta e di una prova orale, a cui potranno essere ammessi solo i candidati che hanno conseguito un punteggio di almeno 18 punti nel primo test.
Secondo l’emendamento, «per la valutazione della prova orale ogni componente della sottocommissione d’esame dispone di dieci punti di merito per l’esame e la discussione», e saranno idonei i candidati che nella seconda prova ottengono «un punteggio complessivo non inferiore a 105 punti ed un punteggio non inferiore a 18 punti in ognuna delle materie indicate».
La revisione dell’esame di Stato andrà ad incidere positivamente sui nostri conti pubblici: le minori uscite per l’affitto dei locali e i tagli verso commissari e compensi per la correzione degli elaborati, hanno stimato un risparmio di circa 640.000 euro rispetto al 2019.
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