Lunedì 17 aprile 2023
Durante la celebrazione del 171esimo anniversario della Polizia di Stato, tenutasi mercoledì 12 aprile 2023, il sottosegretario all’Interno, Nicola Molteni, ha dichiarato:
«La protezione speciale è un unicum italiano che crea condizioni attrattive per l’immigrazione e la azzereremo. L’Italia garantisce già asilo, ma questa la cancelleremo con la conversione del Decreto Cutro».
Successivamente è stato depositato in commissione affari un sub-emendamento di maggioranza, che «recepisce quelli della Lega, dando una stretta alla protezione speciale introdotta dal ministro Lamorgese e dalla sinistra del 2020».
Secondo fonti interne alla Lega, così come riporta il Sole24Ore, «era diventata una sanatoria, un pull factor di immigrazione. La protezione speciale ha creato sovraffollamento in tribunali e questure e non ha prodotto integrazione. Si ritorna ai decreti Salvini».
Con il subemendamento vengono introdotte delle restrizioni ai permessi di soggiorno per calamità e a tutti quelli concessi per le cure mediche. Basandosi sul testo, si richiede che questi permessi non vengano più convertiti in permessi di soggiorno lavorativi.
Vengono circoscritte, inoltre, le condizioni che vanno ad impedire l’espulsione dal Paese delle persone che soffrono di gravi patologie, ma che devono obbligatoriamente essere «non adeguatamente curabili» nel Paese d’origine.
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Non sono ovviamente mancate le critiche da parte delle opposizioni. Per esempio, Pierfrancesco Majorino scrive su Twitter: «Il governo vuole togliere la “protezione speciale” per i migranti. L’unico risultato di una scelta che ricalca quelle di Salvini sarà quello di generare nuovi senzatetto, irregolari, nuove vittime di sfruttamento. Per poi, ovviamente, cavalcare la paura. Una vera vergogna».
Ebbene, ci sono circa 350 sub-emendamenti al decreto migranti che sono stati depositati al Senato in commissione Affari costituzionali. Si tratta di contro-proposte per modificare i maxi emendamenti presentati dal governo, attualmente sul tavolo della commissione.
Le modifiche introdotte
Il primo dei due maxi emendamenti in questione modifica l’articolo 5 del decreto, e riguarda la gestione dei centri di prima accoglienza e la riduzione/revoca delle condizioni per l’accoglienza. L’altro emendamento si riferisce all’articolo 7, e riguarda le procedure per l’esaminazione delle domande di protezione direttamente alla frontiera e all’immediato accompagnamento alle frontiere.
Uno di questi due emendamenti va a riesumare una misura presente nei decreti sicurezza di Matteo Salvini, escludendo la possibilità di ospitare le persone che richiedono asilo nel Sistema di accoglienza ed integrazione, gestito con i Comuni.
Tali persone dovranno andare direttamente nei centri di accoglienza governativi sino alla decisione ultima riguardo la domanda di protezione internazionale. Potranno accedervi soltanto coloro che entrano in Italia con i corridoi umanitari, con reinsediamenti e persone con vulnerabilità. Prima di ottenere la protezione, quindi, i richiedenti asilo non potranno godere dei servizi di integrazione.
Escludere i richiedenti asilo dal Sistema di accoglienza ed integrazione (Sai), vuol dire che queste persone dovranno essere inserite negli hotspot e nei centri di accoglienza governativi “per stranieri irregolari”. Questo comporterà l’aumento delle spese di circa 16,7 milioni di euro soltanto nel corso del 2023.
Nel complesso, il costo per l’accoglienza viene stimato intorno a 853 milioni di euro, così ripartiti:
- 807 milioni di euro per le persone richiedenti asilo;
- 16,7 milioni di euro per le persone non inserite nel Sai;
- 29 milioni di euro per gli ucraini ospitati da gennaio a marzo.
Lampedusa
Un’ulteriore novità è che il ministero dell’Interno, sino al 31 dicembre 2025, potrà avvalersi della Croce Rossa Italiana per gestire l’hotspot di Lampedusa. Inoltre, sempre a Lampedusa si potrà derogare al codice dei contratti pubblici, bypassando, in tal modo, i bandi di gara.
Rispetto al traghetto di linea verrà istituito un collegamento marino ulteriore, garantendo quindi un trasferimento da Lampedusa alla Sicilia meridionale di circa 400 migranti al giorno, per un totale stimato di 2800 persone ogni settimana, con un onere totale di 8.820.000 euro per l’anno 2023.
Leggiamo nell’emendamento: «per assicurare adeguati livelli di accoglienza, il ministero dell’Interno è autorizzato a stipulare con aziende di trasporto marittimo, in deroga alle norme sui contratti pubblici».
Requisiti da rispettare
Nel secondo emendamento del governo vengono introdotti anche paletti per gli stranieri che ripresentano la domanda di protezione internazionale. Tale domanda sarà ammissibile soltanto se verranno trovato nuove prove o nuovi elementi riguardo la situazione nel Paese d’origine, oppure su condizioni personali che «rendono significativamente più probabile» ottenere la protezione.
L’emendamento, senza nuovi elementi, prevede che sia dovere del richiedente specificare e provare di non aver avuto possibilità di presentare nuove prove, oppure dimostrare che eventuali ritardi nella presentazione non sia colpa sua.
Ulteriori novità anche riguardo all’iter che riguarda la domanda di protezione internazionale, presentata alla frontiera oppure in zone di transito da una persona richiedente asilo che proviene in un paese di origine certa. La commissione territoriale dovrà decidere entro 7 giorni dal ricevimento dell’istanza.
Si lavora, inoltre, a misure che vanno a rafforzare la possibilità di trattenere le persone nei Cpr, i centri di permanenza per i rimpatri, per un massimo di sei settimane, prolungabili ad ulteriori sei settimane, nei casi in cui:
- la persona non si lasci identificare durante la procedura;
- per i richiedenti asilo in attesa di trasferimento sottoposti alla procedura Dublino, se esiste un «notevole rischio di fuga».
Nel frattempo, i tecnici del Viminale e quelli della Protezione Civile si sono incontrati per emettere l’ordinanza di stato di emergenza. Molto probabilmente, la nomina per il commissario straordinario riguarderà Valerio Valenti, capo dipartimento Libertà civili e immigrazione del ministero dell’Interno.
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