È possibile superare Spid per andare verso un’identità nazionale digitale unica? Certo, ed è un percorso che procede a tappe. Il governo, tramite Alessio Butti, il sottosegretario all’innovazione tecnologica, ha già provveduto ad assicurare ai fornitori, durante il recente incontro del 1° marzo, il «rinnovo pluriennale del servizio».
Nel frattempo, è cominciato un lavoro «congiunto» al fine di definire entro il prossimo giugno «il percorso evolutivo dell’identità digitale, valorizzando gli importanti risultati conseguiti dal sistema Spid e dagli attori che vi stanno partecipando».
Intesa dice addio a Spid
Ma facciamo il punto della situazione. Negli ultimi giorni, infatti, è stato ridotto a dieci il numero dei gestori. Intesa avrebbe rinunciato allo Spid, e per questo, dal prossimo 23 aprile non farà più parte dei gestori di identità digitale abilitati da Agid.
In pista restano Namirial, Aruba, Register, Tim, Infocert, Sielte, Poste, TeamSystem, Etna e Lepida (che fanno parte dell’associazione AssoCertificatori). Gli attuali utenti di Intesa dovranno richiedere ad un altro gestore una nuova identità digitale – in ogni caso, si possono richiedere informazioni all’indirizzo info_spid@intesa.it.
Il rinnovo delle convenzioni
L’attuale esecutivo avrebbe avviato a inizio marzo, insieme ad AssoCertificatori, un tavolo per il rinnovo delle convenzioni. Anche se non c’è un accordo concreto, Butti ha comunque teso la mano ai vari provider, allo scopo di «individuare un sostegno che, dopo anni di richieste inascoltate da parte dei precedenti governi, possa garantire la sostenibilità economica dello Spid, a fronte dell’impegno richiesto».
La cifra che hanno sollecitato i vari fornitori per il sostenimento delle spese per la gestione delle identità digitali sembra viaggiare intorno ai 50 milioni di euro.
Digitalizzazione e Pnrr
Le azioni previste per l’adozione dell’identità digitale fanno parte di una delle misure degli investimenti del Pnrr previsti per la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione. Per esempio, lo scorso settembre sono stati pubblicati degli avvisi per il rafforzamento delle piattaforme abilitanti, alle quali sono destinati 230 milioni di euro.
All’interno di questa cifra troviamo 30 milioni per implementare l’identità digitale, 130 milioni per il sistema PagoPA e 70 milioni di euro per l’app IO. Il Piano prevede che entro l’anno 2026 ci siano 42 milioni di cittadini italiani con un’identità digitale.
Identità Digitale Nazione
Resta comunque l’intenzione di superare Spid e farlo convergere con Cie e Cns all’interno di un’unica piattaforma destinata all’identità digitale nazionale, seguendo il modello del wallet europeo. L’obiettivo è quello di arrivare ad un portafoglio personale digitale in grado di consentire ai cittadini di identificarsi online attraverso la gestione e la conservazione dei dati della propria identità e di documenti come patente, prescrizioni mediche e titoli di studio in formato elettronico, ma anche di accedere a tutti i servizi digitali all’interno dell’Ue.
Iscriviti al canale Telegram di Servicematica
Notizie, aggiornamenti ed interruzioni. Tutto in tempo reale.
Sottolineano i direttori dell’Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano Giorgia Dragoni, Valeria Portale e Luca Gastaldi: «La convergenza verso un unico sistema sarebbe la soluzione definita dal regolamento europeo Eidas, attualmente in fase di revisione, che prevede l’introduzione di un wallet di identità digitale che raccolga un ampio set di credenziali».
«Anticipare questa convergenza», continuano, «sebbene non sia in questo momento elemento prioritario per la strategia di digitalizzazione del Paese, potrebbe guidarci verso una sperimentazione anticipata del wallet».
Gli esperti avvertono, comunque, che diventa «essenziale definire in maniera chiara una strategia di evoluzione sull’identità digitale, che sia condivisa da tutte le parti coinvolte, pubbliche e private».
LEGGI ANCHE:
I detenuti al 41-bis non possono ascoltare i cantanti neomelodici
TikTok è veramente un social così pericoloso per la nostra privacy?