Le tutele alla privacy stabilite dal Gdpr, il famoso Regolamento Generale sulla protezione dei dati dell’Unione europea del 2018, risultano in forte contrasto con il vuoto legislativo americano. Negli Stati Uniti, infatti, non c’è traccia di leggi federali del genere.
Lo scorso martedì 7 febbraio, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, durante il suo secondo discorso sullo stato dell’Unione, ha posto l’attenzione sulla necessità di pensare ad alcune misure che affrontino questo problema. Per Biden, una legge che si occupi del tema della privacy dei dati sarebbe in grado di raccogliere un sostegno da tutti, anche nel Partito repubblicano.
Negli ultimi anni, questa idea comincia a prendere sempre più piede. Infatti, i riferimenti in merito durante il discorso sullo stato dell’Unione creano assolutamente un precedente, dimostrando che anche in America la materia deve essere centro di preoccupazioni, tanto dei presidenti quanto dell’opinione pubblica.
Durante il suo discorso, Biden ha dichiarato: «Dobbiamo fare in modo che le aziende di social media rispondano degli esperimenti che stanno conducendo per profitto sui bambini. È ora di approvare una legislazione bipartisan che impedisca alle big tech di raccogliere dati personali online sui nostri bambini e i nostri adolescenti».
Dovranno essere «vietate le pubblicità mirate ai bambini» e imposti «limiti più severi ai dati personali che le aziende raccolgono su tutti noi».
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Non è così comune che i presidenti americani citino la privacy dei dati in discorsi come questo. Trump, per esempio, non ha mai toccato questo tema. Barack Obama l’ha fatto, ma soltanto una volta, nel 2014, sulla scia delle rivelazioni sulla portata e sull’entità dei programmi di sorveglianza della NSA (National Security Agency).
Disse Obama all’epoca: «Lavorando con questo Congresso, riformerò i nostri programmi di sorveglianza, perché il lavoro vitale della nostra comunità di intelligenze dipende dal fatto che l’opinione pubblica, qui e all’estero, confidi che la privacy delle persone comuni non venga violata».
Biden, nel 2022, aveva già parlato della privacy dei dati dei bambini: «E’ tempo di rafforzare le tutele della privacy, di vietare la pubblicità mirata ai bambini, di chiedere alle aziende tecnologiche di smettere di raccogliere dati personali sui nostri figli».
Tuttavia, quest’anno, le osservazioni del Presidente degli Stati Uniti si sono spinte oltre, andando a segnalare anche un cambiamento in tema di percezione generale della necessità di migliorare le tutele per quanto riguarda la privacy dei dati in America.
Non è chiaro, tuttavia, quanto le parole di Biden possano portare ad azioni concrete, nonostante l’appello alla cooperazione a tutti i membri del Congresso. «Ai miei amici repubblicani: se siamo riusciti a lavorare insieme nell’ultimo Congresso, non c’è motivo per cui non possiamo lavorare insieme e trovare un consenso su cose importanti anche in questo».
Se c’è una cosa sulla quale entrambi gli schieramenti politici americani concordano è che il precedente Congresso non abbia dato prova di collaborazione ed efficienza. Inserendo i riferimenti alla privacy dei dati durante il discorso sullo Stato dell’Unione, Joe Biden ha aumentato ancora di più le pressioni al fine di ottenere risultati concreti su qualcosa che riguarda tutti.
Il Presidente americano scrive anche sul Wall Street Journal: «L’industria tecnologia americana è la più innovativa al mondo. Sono orgoglioso di ciò che ha realizzato e delle tante persone talentuose e impegnate che lavorano in questo settore ogni giorno».
Tuttavia, continua, «come molti americani, sono preoccupato per il modo in cui alcuni nel settore raccolgono, condividono e sfruttano i nostri dati più personali, amplificano l’estremismo e la polarizzazione nel nostro paese, inclinano il campo di gioco della nostra economia, violano i diritti civili delle donne e delle minoranze e mettono a rischio i nostri figli».
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