Rinviata udienza “decisiva” per Patrick Zaki, imputato per diffusione di notizie false
Patrick Zaki annuncia che il suo processo è rinviato al prossimo 6 aprile. Però, sarebbe stato ieri il giorno della quarta udienza, quella che doveva decidere delle sue sorti: altri 5 anni in carcere o libertà. Dopo 22 mesi di custodia cautelare in carcere, Patrick viene rilasciato l’8 dicembre scorso, ugualmente imputato nel processo a suo carico per “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese”.
Rinvio dell’udienza decisiva per il processo Zaki, in stallo l’ottimismo per la libertà
Patrick Zaki è un attivista per i diritti umani e studente dell’ateneo di Bologna. Ieri poteva coincidere con il giorno della sua libertà ma il processo e l’ultima udienza in agenda subiscono un rinvio. Il contesto è Mansura, sua città natale sul delta del Nilo, in Egitto. Qui, si terrà il procedimento presso il tribunale speciale per le seguenti accuse:
- Minaccia alla sicurezza nazionale;
- Incitamento a proteste illegali;
- Sovversione;
- Diffusione di notizie false;
- Propaganda per il terrorismo.
In merito, il portavoce di Amnesty International in Italia, Riccardo Noury commenta:
“È un’attesa ancora enormemente lunga quella di Patrick per avere finalmente la sua libertà. È una data che ricorre quella del 6 aprile: nel 2020 e nel 2021 c’erano state altre udienze in questa data. Speriamo che sia l’ultimo giorno in cui Patrick si presenterà di fronte a un giudice e fino ad allora c’è da aspettare, da stargli vicino e accompagnarlo in questa lunga attesa di quella che speriamo sia l’ultima udienza”.
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Processo Zaki, rinvio udienza ad aprile: libertà o condanna a cinque anni di carcere?
Le persone coinvolte erano per la maggiore ottimiste al proposito della sua libertà, ma la possibilità di una condanna a cinque anni di carcere non è del tutto impossibile. Ricordiamo che Patrick veniva rilasciato l’8 dicembre scorso, pur restando imputato nel processo a suo carico per “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese”.
Nello specifico, secondo la Procura il reato si perpetrava con un suo articolo del 2019. Il contenuto riguardava la persecuzione dei cristiani in Egitto da parte dell’Isis e la discriminazione dalle frange della società musulmana. Ora, sottolineiamo che il massimo della pena per questo tipo di accusa è di cinque anni di reclusione.
Dunque, né Patrick né i suoi legali sembrano preoccupati per le accuse di istigazione al terrorismo che lo tenevano per oltre un anno e mezzo in custodia cautelare. Inoltre, non si da già più peso alle imputazioni sui 10 post Facebook di controversa attribuzione, sebbene formalmente non archiviate. Quindi, per dar vita al processo imperniato sull’articolo sui copti.
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