Meta non riesce a fare controlli efficienti su dilagazione di notizie false riguardo la pandemia
Sembra che Facebook abbia difficoltà ad arginare la disinformazione sul fronte della lotta al Covid-19. In particolare, lo si rileva nei riguardi di fuorvianti indicazioni scientifiche che un importante gruppo anti-vaccino sta divulgando. Difatti, secondo uno studio di Isd Global, think tank attivo nel Regno Unito, fino a giugno 2021 non si sarebbe applicato alcun filtro contro i depistaggi nell’informazione.
Fb: tutela e sicurezza dell’utenza a causa di anti-vaccinisti e fake news
Quanto detto ha iniziato a verificarsi sin dal primo anno dell’emergenza sanitaria mondiale. Da quel momento, gli account associati alla World Doctors Alliance (Wda) iniziano a pubblicare le fake news. Si tratta di un gruppo anti-vaccino, cui membri pubblicano regolarmente notizie false in tema di Coronavirus. Inoltre, col tempo sono aumentati di popolarità.
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Nonostante i loro post violino le norme di diffusione delle comunicazioni via Facebook, la pagina principale del gruppo viene rimossa dalla piattaforma solo nel luglio 2021. Poi, in una dichiarazione ad Abc News, Ben Decker (CEO di Memetica, società di consulenza e investigazioni digitali) afferma che la World Doctors Alliance è un collettivo di influencer pseudo-scientifici. Oltre ciò, alcuni dei quali sono voci di riferimento nel mondo dei movimenti negazionisti e complottisti.
Ora, Isd Global sostiene che Facebook non sia intervenuta con le proprie politiche di tutela e sicurezza dell’utenza. Nemmeno a livello elementare. Infatti, i membri della Wda avrebbero divulgato sulla piattaforma informazioni di tutti i tipi, come su:
- L’inesistenza del virus;
- La minimizzazione degli effetti della malattia;
- L’affermazione che la pandemia è una cospirazione, una truffa, una bufala “perseguita da governi, autorità sanitarie e media”.
A questo punto, le investigazioni dei ricercatori di Isd Global prendono in considerazione l’attività della Wda anche su altre piattaforme. Quindi, indagano su YouTube, Twitter e TikTok: tuttavia, è su Facebook che c’è gran parte dei seguaci del gruppo anti-vaccino. Di conseguenza, è Facebook che fatica maggiormente ad arginare in molti casi la disinformazione.
Poi, lo studio esamina 189 articoli di verifica dei fatti che menzionano la Wda. Tra questi, 61 scritti in inglese, 26 in spagnolo e 13 in tedesco. Tuttavia, non ce n’erano affatto in rumeno, ungherese, svedese e italiano, nonostante ci fossero più di 5.528 post che menzionavano il Wda in quelle lingue. Dunque, il fact-checking della società di Meta in lingue diverse dall’inglese sarebbe in sostanza insufficiente e quasi inesistente.
A questo punto, l’autore del rapporto Aoife Gallagher, invita Facebook a investire più risorse umane nei suoi sforzi di verifica dei fatti. Inoltre, consiglia di migliorare i suoi metodi di rilevazione automatica. Ad esempio, l’Isd trova un video in inglese etichettato come contenente disinformazione. Tuttavia, lo stesso video tradotto in spagnolo non è stato altrettanto etichettato e, apparentemente, non è stato rilevato. Dunque, Gallagher afferma che “non si tratta di nuove regole, si tratta di far rispettare quelle che già hanno”.
La risposta di Facebook sui controlli alle notizie false a tema Covid-19 e vaccinazione
Ora, Facebook risponde prontamente. Infatti, l’azienda Meta spiega ad Abc News che lo studio della Isd esaminava solo un campione ristretto di 14 account:
“Questo piccolo campione non è in alcun modo rappresentativo delle centinaia di milioni di post che le persone hanno condiviso sui vaccini Covid-19 negli ultimi mesi su Facebook.
Dall’inizio della pandemia, il nostro obiettivo è stato quello di promuovere informazioni affidabili su Covid-19, intraprendere azioni più aggressive contro la disinformazione e incoraggiare le persone a vaccinarsi.
Finora, abbiamo collegato oltre due miliardi di persone ad autorevoli informazioni provenienti da esperti sanitari, rimosso 24 milioni di disinformazioni sul Covid ed etichettato più di 195 milioni di contenuti Covid valutati dai nostri partner per il fact-checking”.
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